Milleproroghe, stop al bando per le periferie. Protestano i sindaci

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Il bando periferie prevede uno stanziamento di quasi 4 miliardi di euro (foto: Archivio)

Il testo prevede convenzioni per opere da realizzare in 96 tra città e aree metropolitane, da estendere ad altre 120 realtà. Di Maio: "La norma sblocca fondi che i Comuni potranno utilizzare da subito"

E' quasi braccio di ferro tra Governo e sindaci sulla vicenda del bando periferie, stoppato dal decreto Milleproroghe per due anni, che relegherebbe alle amministrazioni comunali la gestione di pagamenti già definiti. La norma, varata dal governo Renzi e completata a dicembre scorso da Gentiloni, prevede convenzioni per opere da realizzare in ben 96 tra città e aree metropolitane, da estendere ad altre 120 realtà urbane. Un reticolo fitto di progetti, per i quali sono in ballo quasi 4 miliardi di euro, di cui 2,1 statali e quasi altrettanti provenienti da fondi regionali e investimenti.

La posizione dell'Anci

Con l'Anci si schiera il Pd, che denuncia lo “scippo”. Ma sulla posizione dei Dem nasce un caso, perché si è scoperto che la norma sotto accusa è stata votata al Senato all'unanimità. “Non me lo spiego”, attacca il sindaco di Firenze Dario Nardella. E i senatori Pd Alan Ferrari e Stefano Collina diramano una nota per spiegare: “Il testo è involuto e formalmente assegna nuove risorse ma se le intenzioni del governo sono truffaldine faremo di tutto per cambiare il provvedimento”.  

La difesa del M5S

“E' il colmo - ribatte però dal governo la sottosegretaria M5s Laura Castelli - che il Pd oggi ci attacchi. Si sblocca finalmente un miliardo di euro per investimenti degli 8000 enti locali". Sulla stessa linea Di Maio che parla di norma di "buon senso". Si sbloccano, spiega, "fondi che i Comuni potranno utilizzare da subito". Il M5S anche in una nota diffusa da Genova rivendica di avere in realtà “invertito la rotta rispetto ai disastri del Pd: non verranno a mancare in alcun modo i fondi destinati alle periferie relativi ai progetti locali che non hanno ancora i presupposti per poter essere approvati. Sono somme che comunque non verrebbero spese alla luce della sentenza della Consulta 74 del 2018, che ha rilevato l'illegittimità della gestione centralistica del Fondo previsto per meno di 100 Comuni”. 

Pd e Anci: useremo linea dura

In ogni caso contro il paventato stop si ribella l'Anci, l'Associazione che racchiude pressoché la totalità dei comuni italiani, che ventila l'uso delle maniere forti: “Quello del governo è un furto con destrezza. Le amministrazioni hanno già avviato attività di progettazione quando non anche le gare; quei 96 sindaci potrebbero diffidare la presidenza del Consiglio ad adempiere a quanto deciso e sottoscritto dal governo”, avverte il presidente Antonio Decaro. Duro anche l'ex premier Gentiloni, secondo il quale “l'ossessione di smontare le decisioni dei governi precedenti ora prende di mira le periferie. Togliere i soldi alle città per ripicca politica sarebbe una follia, una delle tante”.

Sindaci critici sul provvedimento

Giudizio aspro anche dai sindaci delle grandi città. Tra questi Luigi De Magistris, primo cittadino di Napoli, alle prese tra l'altro con l'assegnazione di nuovi alloggi per chi dovrà lasciare le Vele e per la gara per l'abbattimento della prima di esse. “Non ci fermeremo, andremo avanti con la massima determinazione - annuncia - e questa è l'indicazione che ho dato agli uffici comunali. Si continuano a finanziare armi e opere pubbliche mentre si tolgono soldi alle periferie, ai territori e a chi ne ha più bisogno”. Clemente Mastella, già ministro e attuale sindaco di Benevento, parla di “indecenza costituzionale” e chiede ai 100 primi cittadini, “tutti fregati con le popolazioni che rappresentano, a chiedere l'intervento del Capo dello Stato”. “Solo per quanto riguarda la città di Bologna - fa sapere il sindaco Virginio Merola - ci sono progetti per 18 milioni di euro messi in cantiere grazie a questi finanziamenti stanziati dagli ultimi Governi di centrosinistra”. Anche Anci Toscana si mobilita, con un appello firmato dal presidente e sindaco di Prato Matteo Biffoni e dai vicepresidenti Filippo Nogarin, sindaco di Livorno e Alessandro Ghinelli, di Arezzo. Il sindaco di Firenze Dario Nardella invia una lettera alla Presidenza del Consiglio in cui intima all'esecutivo ad erogare il 20% dell'anticipo dei fonti previsti dal bando periferie. “Siamo pronti a una guerra senza mai fermarci, perché questi soldi sono stati già impegnati e appaltati, e la metà addirittura contrattualizzati”, avverte il sindaco toscano.

Anche le Regioni contro il blocco dei fondi

In ballo anche le Regioni: la presidente dell'Umbria, Catiuscia Marini, ricorda “che il progetto del governo Gentiloni di investire risorse per la riqualificazione delle aree urbane degradate è stata una iniziativa che come Regione Umbria abbiamo sostenuto con forza perché grazie ad essa sono state messe a disposizione di Perugia e Terni risorse molto importanti”. Stizzito Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, che promette: “non resteremo in silenzio ad assistere a questa vergogna”.

 

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