Dl Dignità diventa legge, 155 sì per l'ok definitivo al Senato

Politica
Il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Nonostante l’ostruzionismo delle opposizioni, è arrivato il via libera finale al testo così come modificato dalla Camera. Stretta di mano Conte-Di Maio dopo il voto a Palazzo Madama. Il vicepremier commenta: "Cittadini 'uno', sistema 'zero'"

Via libera definitivo dell'Aula del Senato al decreto Dignità. Con 155 sì, 125 no e 1 astenuto, il Dl è diventato legge, con il testo finale che è quello già modificato dalla Camera. "È stato approvato dopo decine di anni il primo decreto non scritto da potentati economici e lobby. È il primo decreto dopo tanti anni che mette al centro il cittadino, mette al centro gli imprenditori e i giovani precari", ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio che a Palazzo Madama ha stretto la mano al premier Conte nel momento dell'ufficialità del voto. "Finalmente i cittadini segnano un punto. Cittadini 'uno', sistema 'zero'", ha concluso il ministro.

Le proteste in aula e la risposta di Di Maio

"Chi crede agli 8 mila posti in meno deve credere anche alla stessa stima che l'Inps ci fa di questo decreto dopo la conversione in Aula: cioè 60 mila posti in più in 2 anni". Così Luigi Di Maio risponde ai cartelli polemici con su scritto "80mila, bye bye lavoratori" esposti in Aula da alcuni senatori Pd durante le dichiarazioni di voto. "Noi abbiamo inserito gli incentivi per i giovani sotto i 35 anni per il contratti a tempo indeterminato e la stima è di oltre 60 mila posti in 2 anni. Quindi se la matematica non è un'opinione, 8mila ne perdi all'anno secondo stime che noi non condividiamo, e 30 mila ne guadagni all'anno. Il saldo è positivo". 

Il post su Facebook

"Grazie alla squadra di governo", le parole del vicepremier Luigi Di Maio accompagnano una foto postata su Facebook in cui compaiono, oltre allo stesso Di Maio, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro abbracciati per celebrare la vittoria del dl Dignità. "Oggi è un bel giorno per i cittadini italiani", assicura Di Maio, aggiungendo una faccina sorridente e il Tricolore. Il post è stato poi condiviso sulla pagina del premier. 

Di Maio: "No alla fiducia"

Prima dell'approvazione definitiva, il vicepremier Di Maio aveva sottolineato l'intenzione della maggioranza gialloverde di non mettere la fiducia. “Abbiamo mantenuto la promessa alla Camera”, ha detto iDi Maio a Radio 24, “come parlamentare lo chiedevo sempre. Ora mi sono fatto tre giorni in aula, l'opposizione ha avuto modo di discutere. Anche al Senato non dobbiamo mettere la fiducia e votare il decreto senza atti di forza”.

Fraccaro: no fiducia al Senato

Stessa linea del ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro, che in un’altra intervista tv ha dichiarato: “Abbiamo portato a termine il lavoro prima della pausa estiva con grande celerità senza mettere la fiducia. L'intenzione è di non metterla neanche al Senato”.

Il percorso del decreto Dignità

Il decreto Dignità - che prevede, tra l’altro, nuove regole su contratti a termine e delocalizzazioni e vieta la pubblicità del gioco d'azzardo - rappresenta il primo provvedimento simbolo dell’esecutivo Conte. Il dl è stato approvato dal consiglio dei ministri il 2 luglio 2018, firmato dal presidente Sergio Mattarella ed entrato in vigore il 14 luglio. Montecitorio ha approvato il provvedimento la sera del 2 agosto con 312 sì, 190 no e 1 astenuto. Il testo è infine passato in seconda lettura al Senato per il varo definitivo. A Palazzo Madama i lavori delle commissioni Finanze e Lavoro sono andati a rilento anche a causa dell’ostruzionismo delle opposizioni, in particolare del Pd, che hanno utilizzato tutto il tempo a loro disposizione per intervenire su ogni singolo emendamento. Alla fine, l’esame in Aula è iniziato senza che le commissioni avessero esaminato tutti gli emendamenti e quindi si è discusso il testo come modificato dalla Camera.

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