Scissione Pd, l'appello di Renzi alla minoranza: no a divisioni

Politica
Matteo Renzi durante la direzione del Pd

"Il congresso va fatto, come chiesto dalla minoranza" e sui tempi "c'è lo statuto" dice il segretario in un'intervista al Corriere della Sera. Fuorionda di Delrio: "Non ha fatto nemmeno una telefonata per evitare la rottura". Ma poi corregge il tiro: "Appello di oggi passo importante"

Salvare il Pd è ancora possibile, "faccio un appello ai dirigenti: bloccate le macchine della divisione. Non andatevene, venite. Partecipate. Le porte sono aperte, nessuno caccia nessuno, torniamo a parlare di Italia". Lo dice Matteo Renzi in un'intervista al Corriere della Sera in cui sottolinea che non accetterà "ricatti", che il congresso va fatto, come chiesto dalla minoranza, e che sui tempi "c'è lo statuto".

 

Emiliano: "Renzi eviti disastro" - Parole che Michele Emiliano, tra gli esponenti in questo momento più in vista della minoranza, commenta così: "Renzi dopo 1000 giorni di governo disastrosamente conclusi con il referendum del 4 dicembre, se chiude la sua parentesi da segretario anche con la scissione del partito, ha fatto il più grande disastro della storia della sinistra europea. Quindi è suo interesse a fermarsi". 

 

Il fuorionda di DelrioLa Repubblica intanto pubblica il video di un fuorionda in cui il ministro delle Infrastrutture Delrio riferendosi a Renzi si lamenta: "Devi fa capire che piangi se si divide il Pd, lui non ha fatto nemmeno una telefonata per evitare la rottura".  Il ministro corregge però il tiro alla luce dell'intervista del segretario: "L'appello di Renzi è molto importante: ha tolto ogni alibi a coloro che pensano che la scissione si possa fare su una settimana in più o in meno per il congresso". 

 

"Evitare la scissione" - "Io voglio evitare qualsiasi scissione", afferma l'ex presidente del Consiglio al Corriere della Sera. "Se la minoranza mi dice: o congresso o scissione, io dico congresso. Ma se dopo che ho detto congresso loro dicono 'comunque scissione', il dubbio è che si voglia comunque rompere. Che tutto sia un pretesto. Toglieremo tutti i pretesti, tutti gli alibi. Vogliono una fase programmatica durante il congresso? Bene. Ci stiamo". "In America - continua Renzi - c'è Trump, l'Europa rischia di sgretolarsi se vince la Le Pen, i grillini sono alti nei sondaggi nonostante gli imbarazzanti risultati di Roma, Berlusconi e Salvini sono pronti a riprendersi la scena. Domando: chi ci va dai militanti della Festa dell'Unità a spiegare perché si deve rompere il Pd?".

 

Sui tempi del congresso decide lo statuto - Sui tempi del congresso Renzi sottolinea che non è lui a decidere: "C'è uno statuto. Ci sono delle regole". Il Pd, rimarca, "non è un partito personale, ma essere un partito democratico significa accettare anche il dibattito. Il confronto. La democrazia interna. La minoranza deve sentirsi a casa. Ma sentirsi a casa non significa che o si fa come dicono loro o se ne vanno".

 

"Sostegno a Gentiloni" - Quanto al voto, dice, "non sarò io a decidere la data, non sono più il presidente del Consiglio, deciderà il presidente della Repubblica, sulla base della situazione politica". E Gentiloni "merita il nostro sostegno sempre, non 'provvedimento per provvedimento' come sosteneva qualcuno fino a qualche giorno fa".  Renzi risponde anche a una domanda sulla notizia del padre indagato per traffico di influenze nell'inchiesta Consip esprimendo "fiducia totale nella magistratura". "Guai a chi fa polemica, gli inquirenti hanno il dovere di verificare tutto”.

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