Taglio dei vitalizi dei parlamentari: nuovo rinvio

Politica

Pierfrancesco Ferrara

Un'immagine del flashmob dell'anno scorso contro i vitalizi ai mafiosi

Slitta la discussione a causa dei funerali delle vittime della strage di Milano. Incognita sulla natura del provvedimento: la delibera interna rischia di essere incostuzionale, la legge ordinaria è giudicata politicamente poco opportuna

Nuovo rinvio per la discussione sul possibile, e da più parti auspicato, taglio dei vitalizi ai parlamentari condannati. La riunione degli uffici di presidenza di Camera e Senato, infatti, convocata per decidere il da farsi, slitta alla prossima settimana a causa dei funerali di Stato delle vittime della sparatoria di Milano cui partecipano i presidenti delle Camere. Inoltre domani, giovedì, è atteso in Aula il ministro della Giustizia, Orlando, per riferire proprio sui fatti avvenuti nel Tribunale milanese. Insomma, settimana al completo.  E non è tutto. Ci sono poi i pareri di numerosi giuristi autorevoli. Non tutti concordi però. Già. Il dilemma c’era e resta: delibera interna o legge ordinaria?

Di certo determinati ad andare avanti - come già ribadito in passato - appaiono sia Pietro Grasso che Laura Boldrini: entrambi spingono affinché si trovi una soluzione in tempi rapidi. Legge o delibera interna, appunto. E i 5 Stelle non mancano di far sentire la propria voce e il pressing per eliminare tale indennità. Resta però, intorno, l'imbarazzo dei partiti. Le questioni sono più di una. A fronte del primo duro appello lanciato dal presidente del Senato quando dalla Sicilia, molti giorni addietro, disse: "Via da subito e per sempre i vitalizi ai politici condannati per mafia e corruzione", rimangono una serie di problematiche da affrontare. Dal ricorso alla delibera, come fatto per il taglio degli stipendi dei dipendenti, che però potrebbe risultare incostituzionale, trattandosi di parlamentari, fino al disegno di legge giudicato politicamente poco adatto in questo momento. Da ultimo poi, e non è poco, ci sono i partiti, che non hanno redatto un elenco dettagliato dei nomi, dato che metterlo a punto senza criteri definiti potrebbe risultare fuorviante,dicono. E si va così per nomi emersi da varie inchieste di stampa, trasversali agli schieramenti, da Dell'Utri, a Previti, a Bossi, Cuffaro, Carra e Pomicino. Il tutto guarnito da quei pareri di costituzionalisti interpellati e non univoci. Come ad esempio sul tema della retroattività della norma. La questione sembrava chiara e ci si è rivolti al diritto per renderla confusa denuncia il già presidente della Consulta Zagrebelsky, che parla di brutta figura per i giuristi e di nessuna ragione perché siano conservate le suddette pensioni per i condannati.

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