Italicum il 27 aprile alla Camera: il Pd resta diviso

Politica

Paola Motta

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Il 17 scade il termine per presentare gli emendamenti alla nuova legge elettorale, ma nel partito del presidente del Consiglio è ancora spaccato. Boschi: "Abbiamo i numeri. La minoranza del nostro partito dovrà rispettare la decisione della maggioranza"

L'appuntamento è a fine mese, per la precisione il 27, giorno in cui il testo della nuova legge elettorale arriverà in aula alla Camera per le votazioni finali. Dovrebbe arrivare, sarebbe meglio dire. Perché si sa, in politica nulla è mai sicuro. A maggior ragione quando si tratta della legge che definisce la selezione della classe parlamentare.
Italicum lo hanno ribattezzato, ma in molti - i critici - lo traducono in Renzellum perché lo considerano un abito cucito a misura dell'attuale capo del governo. Dopo il via libera in seconda lettura al Senato a fine gennaio, il testo è da questa settimana all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera, il 17 scade il termine per presentare gli emendamenti, ma intorno alla nuova legge elettorale è di nuovo muro contro muro nel Pd.
Il governo punta a chiudere la partita a fine mese appunto e non è disponibile ad altre modifiche. Una posizione che è stata ribadita - ancora una volta - dal ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi: "Dire che siamo noi a non volere la mediazione è strumentale, lo abbiamo fatto per un anno, ora dobbiamo dare al Paese una legge elettorale - chiarisce il ministro a un convegno della Luiss a Roma - abbiamo i numeri. La minoranza del nostro partito dovrà rispettare la decisione della maggioranza".

La decisione mercoledì nell’assemblea Pd - Mercoledì prossimo infatti l'assemblea dei gruppi del Pd, alla presenza dello stesso premier Renzi, dovrà esprimersi e dare la linea a cui tutti i parlamentari dovranno attenersi.
Certo è che per ora le posizioni rimangono lontane. Il capogruppo Roberto Speranza ha tentato di avvicinarle con un appello che limita a due le modifiche da proporre: eliminare i capilista bloccati e prevedere al secondo turno l'apparentamento tra liste, ma per ora la risposta è stata negativa. Sul piede di guerra anche Forza Italia che pur aveva votato il testo a fine gennaio, ma che con il superamento del patto del Nazareno si sente politicamente alle strette. Difficile da spiegare come un testo votato a gennaio non sia ora più condiviso nel merito, ma il partito di Berlusconi tra divisioni interne, questioni di linea politica, cerca di prendere tempo. Anche in questi giorni, tant'è che il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, chiede il rinvio della discussione in aula a giugno.

Cosa prevede l'Italicum - L'Italicum entrerà in vigore solo dal primo luglio 2016 quando si ipotizza che il Senato sarà diventato non elettivo, come prevede la revisione costituzionale in corso in Parlamento. E' un sistema proporzionale con un calcolo fatto su base nazionale, con collegi di dimensioni minori rispetto ad oggi: si passa infatti a 100 collegi rispetto alle 27 circoscrizioni stabilite dal Porcellum.
Per accedere in Parlamento le liste devono superare la soglia di sbarramento fissata al 3%: sarà la lista e non più la coalizione che arriverà prima a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi attraverso il premio di maggioranza, ma solo se otterrà più del 40% dei voti. In questo caso si vedrà attribuire il 55% dei seggi: tradotto in poltrone, visto che dal calcolo si escludono gli eletti all'estero e il seggio della Valle d'Aosta, significa 340 deputati sui 630 che siedono a Montecitorio. Se nessun partito o lista raggiungerà il 40% si andrà ad un secondo turno di ballottaggio tra le prime due forze politiche e il vincitore otterrà un premio di maggioranza tale da ottenere il 53% dei seggi: 327 deputati su 630.
A scegliere chi andrà in Parlamento saranno un po' i partiti e un po' gli elettori: i capilista sono infatti bloccati, ogni partito deciderà dunque chi mandare alla Camera. A compensare ciò le preferenze: gli elettori potranno esprimerne due, ma varranno solo dal secondo eletto in poi.

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