Toto Quirinale, chi sale e chi scende

Politica

Pierfrancesco Ferrara

Tecnici, esponenti democratici, ex presidenti del Consiglio, outsider: in attesa della prima votazione del 29 gennaio ecco il borsino dei favoriti per la corsa al Colle. LO SPECIALE

La corsa è lunga. E tra sali e scendi tra chi cresce e chi è dato in discesa, più che una gara per il Colle appare sempre più una corsa da montagne russe. L'avevamo paragonata a un gran premio di Formula 1 con prove libere e qualifiche. Per arrivare alla griglia di partenza. E proprio come per la Formula 1 laddove le vetture si migliorano giro dopo giro scavalcando le avversarie così, per chi aspira, ambisce a salire al Quirinale, trovarsi davanti agli avversari e, poco dopo, invece osservarli da dietro, è storia più che nota.

Chiamarsi fuori, buona regola -
E allora, chi oggi viene dato per favorito? Chi in seconda fila? Chi ancora in corsa? E chi no? In molti si sono già chiamati fuori ma si sa, da sempre, per poter avere una sola chance è necessario non dichiararlo.

Cosa determina il borsino -
In tanti si sono coperti. E, forse, proprio per questo, capire come si determina quel sali e scendi, quel borsino nel cosiddetto toto-quirinale potrebbe essere utile a spiegare i meccanismi e le variazioni che di giorno in giorno modificano le quotazioni.

a) Ci sono le valutazioni politiche e numeriche.
b) Ci sono i trascorsi personali e gli atteggiamenti presenti.
c) Ci sono le simpatie e le antipatie dichiarate dei leader e dei grandi elettori.
d) Ci sono infine gli endorsement e i veti.

Quanti sono i voti di cui si disporrebbe come base di partenza? Dell'appoggio di quali gruppi politici si godrebbe? E ancora la storia politica del candidato è fatta di scontri, di polemiche ha un'estrazione e un profilo istituzionale, giuridico, tecnico, squisitamente politico? L'esperienza poi non è un dettaglio da poco. Così come la riconosciuta saggezza. O la temperanza. Va da se che evitare ogni tipo di potenziale gaffe o leggerezza resta un must, un obbligo. Altro aspetto da tenere in seria considerazione le affermazioni che di volta in volta vengono raccolte dai leader di partito e, perché no, dai gruppi di elettori, le cosiddette correnti. Così come i veti esplicitati e non e, al tempo stesso, le dichiarazioni di favore, spesso fatte per bruciare - è questo il gergo - il nome tirato in ballo.

I numeri -
1009 sono i grandi elettori. 505 il quorum a cui guarda il premier Renzi come base, quello necessario a partire dalla quarta votazione. Numero da ampliare certo ma numero da assicurare innanzitutto al netto dei franchi tiratori.

Chi sale e chi scende -
Individuato il metodo tocca ora alla griglia. Dalla pole position all'ultima fila. I nomi che circolano restano tanti, ancora. Più di 20. Ma qualche variazione c'è. Andiamoli a vedere.

Romano Prodi -
Nelle prime posizioni rimane l'ex premier Romano Prodi: si è chiamato fuori a più riprese ma è stato candidato da Sel. Forse per mettere spalle al muro il Pd di Renzi la minoranza Dem lo voterebbe e, pare, dalla quarta anche i 5 Stelle. Difficile ma non escluso possa prendere qualcosa a destra.

I cattolici - Molto a ridosso del Professore, restando in ambito cattolico prassi e tradizione vorrebbero l'alternanza con i laici. C'è innanzitutto Sergio Mattarella: in forte crescita. Figura istituzionale. Di esperienza. Già ministro e vicepremier in passato. Da tempo fuori dalla politica attiva. Rispetto a Prodi forse perderebbe i 34 di Sel ma guadagnerebbe molto al centro (più o meno un centinaio di voti), abbastanza a destra e, forse, compatterebbe di più il Pd. Poco più indietro - vale lo stesso discorso- Pierluigi Castagnetti.

Fassino, Finocchiaro, Veltroni - Diversa la storia per i Democratici Fassino, Finocchiaro e Veltroni. Tutti e tre molto avanti. Il sindaco - e presidente Anci - è vicino a Renzi. Fatto non da poco. Pesca a sinistra. Tiene nel Pd. Ma non è del tutto inviso al centro e forse neanche a Forza Italia. Il presidente della commissione affari costituzionali del Senato invece nei mesi ha alternato alti e bassi con il premier. Ma è candidato di genere. Oggi un vantaggio. Piacerebbe anche a una parte degli azzurri …non è un caso l'endorsement della compagna del Cavaliere Francesca Pascale. Veltroni sulla carta avrebbe dalla sua Sel, il Pd, forse i centristi e forse una parte del centrodestra. Ma è il terzo è più importante dei forse: gli avversari potrebbero arrivare dal suo stesso partito.

Paola Severino -
In salita anche l'ex ministro Paola Severino. Donna di governo e di esperienza. Avrebbe l'ok del centrodestra. Non di tutto il centrosinistra.

I ministri - Stabili le quotazioni dei ministri in carica. Delrio in testa, Franceschini Gentiloni e Pinotti a seguire.

I politici -
Tra i politici non manca chi tiene comunque in conto nomi come Bersani, Chiamparino, Casini e Rutelli. Senza tralasciare, sullo sfondo Giuliano Amato da sempre in pista come riserva della Repubblica. E D'Alema pur con poche chance numeriche di base. Ma comunque in gara.

I tecnici - Tra i tecnici con profilo economico sempre in crescita il governatore di Bankitalia Visco e, nonostante le ripetute smentite, il numero uno della Bce Draghi. E poi il ministro Padoan. Profilo giuridico per Sabino Cassese e Raffaele Cantone. Ma in calo.

Carta istituzionale -
C'è infine la carta istituzionale. A partire dal presidente supplente Grasso. Con tanti voti a disposizione. L'ex premier Monti - le ultime lo vorrebbero in forte risalita -. E c'è anche Franco Bassanini. I Nomi ci sono. I numeri chissà? Il voto si sa è segreto. E poi - come dice il premier - tutto si deciderà alla fine, 24 ore prima.

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