Domenica 8 dicembre urne aperte per scegliere il nuovo segretario del Partito democratico. Attesi due milioni di elettori. Dopo il rifiuto di novembre, in campo anche Romano Prodi. "Voterò - spiega - perché il bipolarismo è a rischio". IL LIVE BLOG
La cronaca della giornata
Matteo Renzi lancia la sfida finale per il governo e per la nuova agenda. Ma la corsa al voto per le primarie del Pd ha da venerdì 6 uno sponsor in più: Romano Prodi, dopo il gran rifiuto di inizio novembre quando annunciò di volersi tenere lontano dai gazebo, scende in capo per il Pd. Un gesto di affetto e responsabilità verso quel partito che, con i suoi 101 "traditori", gli aveva voltato le spalle quando si trattò di votare il suo nome.
"Domenica voterò per le primarie" annuncia l'ex premier che precisa, anche in un'intervista a Il Mattino, la ragione del suo ripensamento: "Lo farò perché il bipolarismo è a rischio". Segno che il terremoto della sentenza della Consulta rischia di avere ripercussioni dirette anche sul partito democratico. "I rischi aperti dalla recente sentenza della Corte mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza". Dunque, continua, "tornerò dall'estero e mi metterò in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento". Perché, aggiunge, "pur con tutti i suoi limiti, il Pd resta l'unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno".
La scesa in campo di Prodi è infatti un aiuto formidabile per dare una spinta alla partecipazione al voto che resta il punto dolente di queste primarie, soprattutto per Matteo Renzi che deve confrontarsi con i 3 milioni dell'ultima chiamata alle urne per lanciare la sua sfida finale. Una sfida che combatte sempre sul terreno dell'agenda che dovrà seguire governo dal 9 dicembre. Ma anche il segretario Guglielmo Epifani saluta la decisione di Prodi come "un buon viatico" per l'affluenza. "Il fatto che Prodi abbia cambiato idea è positivo e apprezzato dalla comunità dei democratici italiani perché è una scelta importante che spinge al voto e sono convinto che possa far crescere la partecipazione" dice il leader del Pd.
Più difficile dire se quello di Prodi possa rappresentare un endorsement per Matteo Renzi ("penso voti o me o Civati" dice il sindaco). Il professore non indica infatti il candidato per cui intende votare e la sua 'truppa' in Parlamento sarebbe sostanzialmente divisa tra il sindaco di Firenze e Pippo Civati che ha fatto della battaglia contro i "101 traditori" uno dei suoi punti di forza nella campagna per le primarie. "Penso sia un segnale forte anche per quei gufi appollaiati, che dicevano che non viene nessuno" si compiace Civati.
Anche Gianni Cuperlo però saluta con rispetto il rientro in campo di uno dei padri nobili del partito. Un vero e proprio endorsement arriva invece per Pippo Civati da parte di Stefano Rodotà che si augura di poter lavorare con lui. Civati, dal canto suo, indica Fabrizio Barca come il suo candidato premier per le elezioni che reclama, continua a professare vittoria e si tiene ben stretti i suoi voti. "Se alle primarie del Pd non si arriva al 50% in Assemblea nazionale non voterei nessuno dei due. Sarò piccolo ma mi tutelo..". Gianni Cuperlo invece corre verso il voto all'attacco del sindaco dalla sua stessa città: "al Pd non serve una svolta in senso moderato" e all'Italia "non serve la continuita' con le politiche e le ricette degli ultimi vent'anni" dice a Firenze. E motiva i suoi elettori: "la partita è aperta. Non fatevi intimorire dai sondaggi".
Matteo Renzi cavalca invece il rientro in campo del Professore e il suo appello al cambiamento: "Bene così, queste primarie sono diventate un referendum tra qui vuole cambiare le cose e chi vuole lasciarle come sono". Soprattutto cerca di mettere a tacere quanti interpretano la sentenza della Corte come il de profundis dell'arma elettorale nei confronti del governo. "Non mi interessa che le elezioni siano vicine o lontane, l'importante è che da qui alle elezioni si facciano le cose" dice. Nel clima di schermaglie pre-elettorali scoppia anche il caso dell'approdo in seno al Pse caldeggiato in occasione di un convegno della fondazione Feps. Beppe Fioroni, con un appello pubblico, invita i tre candidati a non favorire l'approdo nella casa del socialismo europeo perché "snaturerebbe il Pd". Gli risponde Gianni Pittella: "Fioroni si rassegni, il suo film è ai titoli di coda". Ma il 'popolare' docente universitario gli risponde per le rime: "I titoli di coda sono per chi vive di politica..".
La cronaca della giornata
Matteo Renzi lancia la sfida finale per il governo e per la nuova agenda. Ma la corsa al voto per le primarie del Pd ha da venerdì 6 uno sponsor in più: Romano Prodi, dopo il gran rifiuto di inizio novembre quando annunciò di volersi tenere lontano dai gazebo, scende in capo per il Pd. Un gesto di affetto e responsabilità verso quel partito che, con i suoi 101 "traditori", gli aveva voltato le spalle quando si trattò di votare il suo nome.
"Domenica voterò per le primarie" annuncia l'ex premier che precisa, anche in un'intervista a Il Mattino, la ragione del suo ripensamento: "Lo farò perché il bipolarismo è a rischio". Segno che il terremoto della sentenza della Consulta rischia di avere ripercussioni dirette anche sul partito democratico. "I rischi aperti dalla recente sentenza della Corte mi obbligano a ripensare a decisioni prese in precedenza". Dunque, continua, "tornerò dall'estero e mi metterò in coda con tanti altri cittadini desiderosi di cambiamento". Perché, aggiunge, "pur con tutti i suoi limiti, il Pd resta l'unico strumento della democrazia partecipata di cui tanto abbiamo bisogno".
La scesa in campo di Prodi è infatti un aiuto formidabile per dare una spinta alla partecipazione al voto che resta il punto dolente di queste primarie, soprattutto per Matteo Renzi che deve confrontarsi con i 3 milioni dell'ultima chiamata alle urne per lanciare la sua sfida finale. Una sfida che combatte sempre sul terreno dell'agenda che dovrà seguire governo dal 9 dicembre. Ma anche il segretario Guglielmo Epifani saluta la decisione di Prodi come "un buon viatico" per l'affluenza. "Il fatto che Prodi abbia cambiato idea è positivo e apprezzato dalla comunità dei democratici italiani perché è una scelta importante che spinge al voto e sono convinto che possa far crescere la partecipazione" dice il leader del Pd.
Più difficile dire se quello di Prodi possa rappresentare un endorsement per Matteo Renzi ("penso voti o me o Civati" dice il sindaco). Il professore non indica infatti il candidato per cui intende votare e la sua 'truppa' in Parlamento sarebbe sostanzialmente divisa tra il sindaco di Firenze e Pippo Civati che ha fatto della battaglia contro i "101 traditori" uno dei suoi punti di forza nella campagna per le primarie. "Penso sia un segnale forte anche per quei gufi appollaiati, che dicevano che non viene nessuno" si compiace Civati.
Anche Gianni Cuperlo però saluta con rispetto il rientro in campo di uno dei padri nobili del partito. Un vero e proprio endorsement arriva invece per Pippo Civati da parte di Stefano Rodotà che si augura di poter lavorare con lui. Civati, dal canto suo, indica Fabrizio Barca come il suo candidato premier per le elezioni che reclama, continua a professare vittoria e si tiene ben stretti i suoi voti. "Se alle primarie del Pd non si arriva al 50% in Assemblea nazionale non voterei nessuno dei due. Sarò piccolo ma mi tutelo..". Gianni Cuperlo invece corre verso il voto all'attacco del sindaco dalla sua stessa città: "al Pd non serve una svolta in senso moderato" e all'Italia "non serve la continuita' con le politiche e le ricette degli ultimi vent'anni" dice a Firenze. E motiva i suoi elettori: "la partita è aperta. Non fatevi intimorire dai sondaggi".
Matteo Renzi cavalca invece il rientro in campo del Professore e il suo appello al cambiamento: "Bene così, queste primarie sono diventate un referendum tra qui vuole cambiare le cose e chi vuole lasciarle come sono". Soprattutto cerca di mettere a tacere quanti interpretano la sentenza della Corte come il de profundis dell'arma elettorale nei confronti del governo. "Non mi interessa che le elezioni siano vicine o lontane, l'importante è che da qui alle elezioni si facciano le cose" dice. Nel clima di schermaglie pre-elettorali scoppia anche il caso dell'approdo in seno al Pse caldeggiato in occasione di un convegno della fondazione Feps. Beppe Fioroni, con un appello pubblico, invita i tre candidati a non favorire l'approdo nella casa del socialismo europeo perché "snaturerebbe il Pd". Gli risponde Gianni Pittella: "Fioroni si rassegni, il suo film è ai titoli di coda". Ma il 'popolare' docente universitario gli risponde per le rime: "I titoli di coda sono per chi vive di politica..".
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