Caso Shalabayeva, il governo kazako: "Non è agli arresti"

Politica

Astana chiarisce che la moglie del dissidente Ablyazov, la cui espulsione dall'Italia è stata revocata da Palazzo Chigi, non è ai domiciliari ma ha l'obbligo di dimora. Secondo un suo legale invece sarebbe "confinata" in casa del padre

Alma Shalabayeva non è in prigione e nemmeno agli arresti domiciliari. La moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov si troverebbe a casa del padre, ad Almaty, indagata con l'accusa di corruzione per il rilascio del passaporto per il marito e i familiari in cambio di tangenti. Questa la versione del governo del Kazakistan sugli sviluppi della vicenda che ha creato un caso diplomatico internazionale. La donna è stata espulsa il 31 maggio dal nostro Paese insieme alla figlia di sei anni. Poi venerdì scorso la retromarcia di Palazzo Chigi che ha revocato la decisione.

Il ministro degli Esteri kazako ha annunciato che la Shalabayeva "non si trova in detenzione o agli arresti domiciliari, ma non sarebbe autorizzata a lasciare Almaty". L'obbligo di dimora, secondo il ministro kazako starebbe avvenendo senza intaccare "tutti i diritti e le libertà della signora". Una versione diversa arriva dal legale della dissidente Vincenzo Cerulli Irelli che segnala  come la donna si trovi "agli arresti domiciliari in casa del padre di lei, ma lei e la figlia non hanno subito maltrattamenti". Il legale ha anche fatto presente che si è verificata una "gravissima irregolarità delle nostre forze di polizia compiuta all'insaputa del governo".

La preoccupazione di Ablyazov - “Grazie per questa decisione coraggiosa, ma adesso temo che il regime di Nazarbayev reagirà mandando mia moglie Alma in prigione e la mia bambina Alua all'orfanotrofio" impedendo che possano tornare in Italia. Con queste parole, contenute in un messaggio al presidente del Consiglio Enrico Letta pubblicato dal quotidiano La Stampa, l'oppositore kazako Mukhtar Ablyazov esprime tutta la gratitudine nei confronti dell'Italia per la revoca dell'espulsione dei suoi famigliari, ma anche il timore per quanto potrebbe accadere alla moglie e alla figlia. Una revoca stabilita dal governo il 12 luglio, dopo un vertice a Palazzo Chigi convocato per analizzare l’esito dell’indagine annunciata il 5 luglio scorso dal premier Enrico Letta sull’allontanamento della signora di nazionalità kazaka, Alma Shalabayeva, e di sua figlia, cioè la moglie e la bambina di Mukhtar Ablyazov, ex ministro del suo Paese, ricercato da 4 paesi per una serie di reati fra cui una truffa da 5 miliardi.

Palazzo Chigi: “Grave la mancata informativa al governo” –
Nel vertice di Palazzo Chigi, a cui hanno partecipato oltre a Letta ed Alfano Emma Bonino (Esteri), Annamaria Cancellieri (Giustizia) e il capo della polizia, Alessandro Pansa, sono state espresse anche dure critiche nei confronti di quei funzionari che non hanno informato l'esecutivo del provvedimento che ha riportato ad Astana Alma Shalabayeva e sua figlia. E’ "inequivocabilmente" dimostrato, si legge in un comunicato, che la procedura di espulsione non è stata comunicata ai vertici del governo. "Né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell'interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia", si precisa. Palazzo Chigi rimarca anche che sulla "regolarità formale" dell'espulsione non c'è nulla da eccepire: la "base legale" è stata "accertata e convalidata da quattro distinti provvedimenti di autorità giudiziarie di Roma". Tuttavia, riconosce lo stesso comunicato, "resta grave la mancata informativa al governo sull'intera vicenda" visto che "presentava sin dall'inizio elementi e caratteri non ordinari". Da qui la decisione di affidare al capo della polizia il compito di indagare per accertare le "responsabilità connesse alla mancata informativa". Anche perché a seguito del ricorso "sono stati acquisiti documenti sconosciuti" che hanno portato a riesaminare l'intera vicenda. Il Viminale ha annunciato che entro 2-3 giorni arriverà la relazione del capo della Polizia.

Shalabayeva può rientrare in Italia per chiarire la sua posizione -
Ed è sulla base di questi "nuovi elementi" che il Ministero dell'interno ha avviato l'iter per la "revoca in autotutela del provvedimento di espulsione", peraltro già consegnato all'ambasciatore kazako in Italia, che consentirà alla signora Shalabayeva di "rientrare in Italia" per "chiarire la sua posizione". Un ritorno che difficilmente si concretizzerà, come riconoscono fonti di governo, anche se la Farnesina si sta già attivando non solo per chiedere il rientro di madre e figlia, ma anche per verificare "le condizioni di soggiorno in Kazakhstan" dei familiari di Ablyazov. La revoca dell'espulsione viene comunque salutata positivamente dall'avvocato della donna, Riccardo Olivo.

Sel e M5S presentano due mozioni di sfiducia - Le spiegazioni fornite dal governo però non accontentano le opposizioni: Sel e Cinque Stelle presentano due distinte mozioni di sfiducia individuale, una al Senato e l'altra alla Camera. Alfano viene ritenuto "politicamente responsabile" di quanto avvenuto ed accusato di "inadeguatezza" o, peggio, di aver "occultato le responsabilità". Attacchi che provocano la levata di scudi del Pdl in difesa del suo segretario e l'imbarazzato silenzio del Pd di fronte alla 'copertura' politica assicurata da Letta. Anche se Anna Finocchiaro e Pier Ferdinando Casini, nell'assicurare che il caso sarà approfondito dal Senato, dicono di voler evitare che a pagare siano solo gli "ultimi anelli della catena di comando".

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