Pd, da Bindi a D'Alema: tutti contro Renzi

Politica

La presidente del partito: "Bersani esiga rispetto dai giovani". Il numero uno del Copasir: "Non mi sembra in grado di guidare il paese". Grillo: "Non sei nessuno". Ma il sindaco di Firenze rilancia: "La foto di Vasto ha terrorizzato i cittadini"

Mentre i big del partito, da Bindi ("Bersani esiga rispetto dai giovani") a D'Alema ("non è adatto a fare il premier"), lo attaccano a distanza, Matteo Renzi, dalla tana del lupo, prende la rincorsa per la sua campagna elettorale per le primarie. Dalla festa comunale del Pd di Ferrara, in un dibattito con il padrone di casa Dario Franceschini, il sindaco di Firenze non ne è uscito malconcio: ha anzi raccolto tanti applausi (se non qualcuno in più) dello stesso Franceschini. Ed ha colto l'occasione di avere a fianco uno dei principali esponenti del Pd per marcare le sue differenze. Prima ha risposto, a distanza, a Nichi Vendola che dalla festa del Pd di Reggio Emilia ha candidato al Quirinale Romano Prodi: "con tutto il rispetto per Prodi - ha detto Renzi - smettiamola di giocare al totonomi". Poi ha criticato il Pd, ricordando come la foto di Vasto abbia "terrorizzato i cittadini, oltre che i mercati".

Incassato qualche mugugno dall'esigente e foltissima platea del Pd ferrarese per tre quarti d'ora di ritardo con i quali si è presentato, Renzi ha poi strappato sorrisi e guadagnato consensi con le sue istanze di cambiamento globale del Pd. Quello della festa comunale del Pd di Ferrara, a Pontelagoscuro, è stato un test molto efficace in vista del suo giro in camper, prima di partecipare alla convention dei democratici americani a Charlotte, per misurarsi con una platea che poteva essergli non troppo favorevole come quella di una festa del Pd. E che invece ha dimostrato di non disprezzare la forte richiesta di cambiamento interno del sindaco fiorentino.

Renzi aveva nei giorni scorsi alluso a Franceschini quando aveva parlato delle primarie, alle quali contenderà a Bersani la guida della coalizione in vista delle prossime elezioni: "se perdo le primarie io, il giorno dopo sono lì a dare una mano a Bersani e non starò a chiedere un riconoscimento". Franceschini, sentitosi chiamato in causa, ha precisato il perché della sua scelta: "Bersani mi chiese se volevo continuare a fare il capogruppo del Pd - ha detto - in molti mi sconsigliarono perché sarebbe stato un passo indietro, ma credo che questa mia scelta abbia contribuito a tenere unito il partito". "Anche io - ha ironizzato Renzi - sono un elemento di coesione nel partito, tutti pensano che dica cose sbagliate". Forse lo pensa anche Rosy Bindi che dalla festa del Pd di Reggio Emilia lo ha così provocato: "Se io dichiaro che non mi candido in Parlamento, Renzi si ritira? No, perché‚ così gli tolgo l'argomento" visto che "non sento parlare di nulla". Con l'occasione Rosy Bindi ha mandato a dire a Renzi che fare "il vicepresidente della Camera è un grande onore" e che "se ricopro l'incarico di presidente del partito è perché ho vinto un congresso". Accuse al sindaco di Firenze sono arrivate anche da Massimo D'Alema ("non mi sembra in grado di guidare il paese") e da Beppe Grillo che, citando Fortebraccio, ha scritto su Twitter: "Hanno bussato alla porta e non c'era nessuno: era Matteo Renzi".



Nel faccia a faccia Renzi-Franceschini divisioni sono emerse sulla possibilità di dare deroghe al limite del terzo mandato (Renzi ha citato il caso della Finocchiaro, anche alla luce della sua esperienza di candidata in Sicilia) ma anche sulla legge elettorale che non è un particolare secondario nella definizione delle regole delle primarie. Renzi ha rivendicato come la migliore legge elettorale possibile quella per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale invitando a non demonizzare le preferenze. Franceschini ha ribadito la scelta del Pd per un sistema con collegi uninominali e premio di preferenze alla coalizione: "ma se la legge elettorale ancora non si è fatta - ha detto - la colpa è del Pdl, non certo nostra".

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