Riforma elettorale: schermaglie Pd-Pdl, ma si tratta ancora

Politica

Alfano torna a parlare di preferenze e scatena la reazione di Bersani: “Sono irritato, da loro sempre messaggi diversi”. Casini: “Il momento della propaganda è finito”. E dopo il richiamo di Napolitano si torna a ragionare sul modello del “provincellum”

Dietro la scena delle schermaglie verbali e della tattica, va avanti la trattativa tra i partiti per la riforma della legge elettorale. E il modello, su cui si ragiona, è il cosiddetto “provincellum”, che prevede collegi proporzionali e un premio di maggioranza. Un modello che non soddisfa tutti i partiti, compreso il Pdl, ma attorno al quale si starebbe cominciando a ragionare.
Un'accelerazione fortemente chiesta dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che fa crescere in Parlamento l'impressione che qualcosa si stia muovendo: anche se l'ipotesi di elezioni anticipate non ha preso consistenza rimane comunque sullo sfondo. Anche se, come dice Massimo D'Alema, "nel momento in cui si fa la riforma, la data del voto si può decidere facilmente".

E' soprattutto il Pd a spingere per cambiare il Porcellum, arrivando ad un primo via libera in commissione entro inizio agosto. Un timing che ha visto pienamente d'accordo Bersani, il presidente della Camera Gianfranco Fini e il leader Udc Pier Ferdinando Casini in un'asse che per alcuni sembra preludere ad alleanze future.
I tre si sono visti, per circa tre quarti d'ora, nello studio del presidente della Camera e hanno concordato sulla necessità di cambiare il Porcellum. Obiettivo sul quale concorda anche il Pdl anche se non tutti i punti dell'accordo sono ancora chiariti. Anche se il segretario del Pdl Angelino Alfano rilancia le preferenze, in realtà, spiegano fonti parlamentari, ci sarebbe già un'intesa di massima sui collegi piccoli mentre il nodo resta ancora il premio di maggioranza. Bersani chiede "un premio di governabilità al primo che arriva", alla lista o alla coalizione, mentre Alfano insiste sul premio al partito perché "l'attuale premio di maggioranza crea coalizioni idonee a vincere ma non a governare".

Il punto di caduta potrebbe essere un premio di circa il 15 per cento al partito ma al momento le distanze restano e anche mercoledì 25 luglio il comitato ristretto, riunito al Senato, si è aggiornato con un nulla di fatto. In attesa di svolte, però, Bersani e Alfano non rinunciano a punzecchiarsi in un gioco del cerino nel caso in cui, alla fine, l'accordo non si trovasse. "Sono irritato, anche oggi il Pdl ha fatto il suo uovo di giornata", reagisce, un po' stupito, il leader Pd quando il segretario Pdl torna a proporre le preferenze. "Bersani non sia 'testa dura"', controbatte a distanza Alfano.

Ma la prova che i partiti sono determinati a girare pagina sul sistema di voto è data dal fatto che sia Bersani sia Casini hanno annunciato la volontà nell'incontro con il premier Mario Monto a Palazzo Chigi. Entrambi hanno ribadito al  Professore la lealtà e il sostegno ma l'accenno alla riforma elettorale lascia intendere che la politica si prepara anche a scenari elettorali. "Il problema - sostiene Bersani - non è Monti ma la maggioranza parlamentare. All'Italia manca un indirizzo univoco". E se il Pd sembra sempre più convinto che bisogna tornare ad un governo politico con maggioranze coese, anche il Pdl ragiona su scenari futuri, non escludendo neanche le larghe intese.

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