Crisi, dal Consiglio dei ministri nessun decreto

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Varato un emendamento alla legge di stabilità: si parla di dismissione degli immobili, liberalizzazioni e interventi nella pubblica amministrazione. Restano fuori norme su pensioni, licenziamenti, patrimoniale, prelievi straordinari. VIDEO

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Dopo il Consiglio dei ministri di mercoledì 2 novembre scivolone di Piazza Affari in avvio di seduta con l'indice Ftse Mib che apre in calo del 2,42% a 14.887 punti. Rialzo record inoltre per lo spread tra il  bund tedesco e il btp decennale del tesoro che arriva a 461,6 punti.

Il Cdm nella serata di mercoledì ha varato le misure che dovrebbero servire a rilanciare la crescita e ripristinare la fiducia dei mercati sul debito pubblico italiano con un maxiemendamento alla legge di Stabilità, da presentare al Senato. Nessun decreto dunque, come detto ai cronisti il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, al termine della riunione cominciata alle 20 e durata circa due ore.

I dubbi di Napolitano sul decreto - A costringere il premier a rivedere la strategia i dubbi del Quirinale che, si spiega in ambienti parlamentari, non sarebbero nei confronti dello strumento del decreto in sé ma sulla efficacia di un provvedimento scritto in modo unilaterale dal governo, ai fini della costruzione di una larga condivisione delle misure da approvare. Le perplessità del capo dello Stato si sommano al muro alzato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti da sempre favorevole a seguire la strada parlamentare. Quella cioè del maxiemendamento alla legge di stabilità all'esame del Senato.
Giorgio Napolitano, intanto, ha osservato, ascoltato, sentito e soppesato. Ha ricevuto al Quirinale le delegazioni del Terzo Polo e del Pd e  ha rinviato a giovedì 3 novembre gli incontri con quelle della Lega e del Pdl.

Berlusconi: legge in 15 giorni -
"Giovedì 3 novembre spiegherò che entro 15 giorni ci sarà la legge che conterrà le prime misure per far fronte alla crisi e rilanciare lo sviluppo. Spiegherò che l'Italia rispetterà gli impegni presi con l'Europa". Lo ha detto, a quanto si apprende, il premier Silvio Berlusconi intervenendo in Consiglio dei ministri e spiegando che la lettera di impegni consegnata a Bruxelles sarà "divisa" in tre provvedimenti: una parte nel maxiemendamento approvato nel Cdm, il resto in un dl e un ddl.

Tra le misure, dismissioni di immobili e liberalizzazioni - Cresce, intanto, il caos su contenuti e contenitori delle misure. Palazzo Chigi ha diramato un comunicato, al termine della riunione di governo, per dire che "eventuali testi in circolazione non corrispondono a quanto esaminato e approvato dal Cdm". Più tardi è giunta anche la nota sui lavori: "Il consiglio dei ministri - si legge - ha approvato un maxi emendamento al disegno di legge di stabilità, che recepisce sul piano normativo gli impegni assunti dal presidente Berlusconi nella sua lettera all'Unione europea del 26 ottobre scorso".

Quelli varati sarebbero i primi interventi su semplificazioni varie e rilancio delle infrastrutture (defiscalizzazione per chi realizza e gestisce un'opera). Insomma, come previsto dalla riforma del bilancio, dovrebbero esserci solo misure che incidono sui saldi: quindi appunto la Tremonti-Infrastrutture, le prime dismissioni di immobili, o lo snellimento delle procedure della pubblica amministrazione. Poi ci sarà il capitolo lavoro (rilancio per giovani e donne, ma no alla flessibilità in uscita), liberalizzazioni (servizi pubblici locali in testa) anche degli ordini professionali. Misure già apparse nelle bozze del decreto sviluppo.

Nessun prelievo sui conti correnti - Lungo è, invece, l'elenco di ciò che non sarà nei provvedimenti. Misure che hanno alimentato i tam tam per una intera giornata. Smentiti dunque il prelievo sui conti correnti, i condoni, la patrimoniale (5 per mille), l'aumento dell'età pensionabile, l'aumento dell'Iva al 23 per cento. Tra le voci era circolata anche l'ipotesi, poi smentita, di un ritorno dell'Ici sulla prima casa, imposta che è stata cancellata proprio dal governo Berlusconi. Resta fuori per ora anche l'intervento sulle pensioni (età a 67 anni), i cosiddetti llicenziamenti facili, l'attuazione della delega fiscale-assistenziale (20 miliardi). Misure che inizialmente dovevano essere contenute in un decreto.

Calderoli: calate le braghe -
Ad aprire la riunione del Consiglio dei ministri, a quanto raccontando alcuni presenti, sarebbe stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che avrebbe spiegato il motivo per cui non si è potuto procedere con un decreto legge. A quel punto, spiegano sempre alcuni presenti, a prendere la parola sarebbe stato il ministro Calderoli manifestando la sua contrarietà nello stoppare un decreto legge che, avrebbe detto, consente di dare una risposta immediata alle richieste dell'Europa. "Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli...", avrebbe commentato il ministro.

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