Benedetto XVI: "Le energie pulite sono una priorità"

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Alla vigilia dei referendum sul nucleare, il Papa evoca la tragedia giapponese di Fukushima e invita a riflettere su certe catastrofi. Intanto cresce la mobilitazione del mondo cattolico contro la privatizzazione dell'acqua

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"L'ecologia umana è un imperativo. Adottare stili di vita rispettosi dell'ambiente e sostenere la ricerca e lo sfruttamento di energie pulite in grado di salvaguardare il patrimonio del creato ed essere senza pericolo per l'uomo, devono costituire priorità politiche ed economiche". È un discorso interamente dedicato ai temi ecologici quello pronunciato giovedì 9 giugno da Papa Benedetto XVI ai nuovi ambasciatori accreditati presso la Santa Sede. Parole non casuali perché pronunciate a ridosso dei referendum contro l’energia nucleare e per l’acqua pubblica dei prossimi 12 e 13 giugno. In particolare sul tema dell'acqua è stata molto significativa la mobilitazione di una parte del mondo cattolico in queste ultime settimane.

Il Papa ha fatto poi riferimento alle "innumerevoli tragedie che hanno toccato la natura, la tecnica e i popoli" in questo primo semestre del 2011, evocando implicitamente l’incidente alla centrale di Fukushima (VAI ALLO SPECIALE), e ha commentato: "L'ampiezza di tali catastrofi ci interroga". "L'uomo - ha proseguito Ratzinger - a cui Dio ha confidato la buona gestione della natura, non può essere dominato dalla tecnica e diventare suo soggetto. Una tale presa di coscienza deve condurre gli Stati a riflettere insieme sull'avvenire a breve termine del pianeta, riguardo alle loro responsabilità verso la nostra vita e le tecnologie".

In queste ultime settimane è soprattutto contro la privatizzazione dell'acqua che gli ambienti cattolici si sono più mobilitati. A partire da padre Alex Zanotelli. Missionario comboniano, impegnato sul fronte dei diritti civili e punto di riferimento del movimento no global. Certo, da sempre militante. Ma ormai anche simbolo dell’attivismo "da quorum" che ha pervaso gran parte del mondo cattolico. Tanto è vero che Zanotelli, insieme a padre Adriano Sella, ha deciso di radunare il 9 giugno in piazza San Pietro a Roma, non una piazza qualunque, uomini e donne di Chiesa, sacerdoti e missionari che vogliono prendere posizione per l’acqua pubblica e contro il decreto Ronchi. Tutti convinti che, come cristiani, non si possa considerare l’acqua un bene a rilevanza economica. Allo stesso modo a Firenze, sei parroci hanno raccolto l’appello di Zanotelli e Sella a scendere in piazza, sempre il 9 giugno, per un digiuno e un momento di preghiera "per i referendum" del 12 e 13 giugno e per "i beni comuni".

Sul fronte della Conferenza Episcopale Italiana, invece, il segretario generale dei Vescovi italiani, mons. Mariano Crociata, nei giorni scorsi aveva più volte sottolineato che "sul tema dell'acqua, i vescovi italiani esortano a una responsabilità e cura sempre più grande perché i beni comuni rimangano e siano salvaguardati e custoditi per il bene di tutti". Crociata aveva chiarito che "tutte le espressioni di volontà popolare sono da incoraggiare e apprezzare come elemento di democrazia". E, pur "senza sostituirci alla coscienza di nessuno", l'invito agli elettori era di "comprendere cosa in ambito politico risponda al bene comune". Una linea, dunque, ben diversa da quella della Cei di sei anni fa, guidata allora dal cardinale Camillo Ruini, che aveva condotto una strenua battaglia contro la consultazione referendaria sulla legge 40 sulla procreazione assistita.

Persino l'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, ha dato di recente ampio spazio a un'intervista al vescovo cileno mons. Luigi Infanti della Mora, sostenitore della difesa dell'acqua come bene fondamentale e inalienabile, per il quale "la crescente politica di privatizzazione è moralmente inaccettabile" e rappresenta "un'ingiustizia istituzionalizzata".

L’Azione Cattolica italiana, invece, associazione con quasi 150 anni di storia e circa 350 mila iscritti, non ha dato esplicita indicazione di voto per il sì. Ma non è certo casuale il sollecito a recarsi alle urne. Chiaro segnale della preoccupazione per la privatizzazione dei servizi idrici. L’Aci, sul suo sito web, ha spiegato che l’acqua non è solo un bene, ma un dono essenziale per la vita dell’uomo che "va tutelato e garantito a tutti" e "non può essere sottoposto alla legge del profitto" senza "rigorose, adeguate e sistematiche garanzie per i più deboli e per la collettività". E ha perciò ribadito l’invito a soci e cittadini ad andare a votare.

Le singole diocesi, da parte loro, si sono mosse autonomamente e già molte di loro hanno pubblicato documenti in materia referendaria con chiare prese di posizione. 26 sono quelle schierate contro la privatizzazione che hanno aderito alla campagna "Acqua, dono di Dio e bene comune" promossa dalla Rete interdiocesana Nuovi stili di vita.
Tra le ultime a pronunciarsi, due diocesi campane. Per quella di Sessa Aurunca, il vescovo mons. Antonio Napolitano ha sollecitato “tutti i fedeli a partecipare attivamente ai dibattiti in corso e considerare se non sia veramente il caso di sostenere la campagna referendaria di quanti invitano a votare sì".
Per la diocesi di Nola, invece, "é un dovere di tutti la partecipazione responsabile per la crescita democratica della nostra bella Italia", ha scritto don Aniello Tortora, direttore dell'Ufficio pastorale per i problemi sociali e lavoro, giustizia e pace. "Andiamo a difendere un bene comune. L'acqua, elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza, deve essere salvaguardata come un diritto di tutti". E per gli altri due referendum la Chiesa di Nola  "ritiene che sia necessario ripensare il problema dell'energia nucleare e perseguire la strada delle energie rinnovabili, per tutelare al meglio la salute dei cittadini ed afferma, inoltre, che la legge è uguale per tutti".

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