Incontro tra Berlusconi e Sarkozy. Il premier italiano: "Nessuno vuole negare il Trattato". Sulla Libia i "raid saranno solo su obiettivi militari". Condanna bilaterale della repressione in Siria. L'INTERVENTO VIDEO
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(In fondo al pezzo l'intervento integrale del premier)
Era atteso come il vertice bilaterale tra Italia e Francia più difficile degli ultimi anni. Ma il premier Silvio Berlusconi lo ha definito "molto molto positivo", mentre il presidente Nicolas Sarkozy si è affrettato, non appena presa la parola in conferenza stampa, a ricordare che "gli italiani sono nel cuore dei francesi" e che l'Italia è "un Paese fratello".
Dopo settimane di frizioni e durissimi scambi di accuse, prima sull'iperattivismo francese in Libia, poi sulla gestione dell'ondata migratoria dal Nord Africa, ma anche su dossier economici, ora tra i due leader sembra essere tornata la sintonia.
Modifiche a Schenghen - A partire dall'intesa sulle modifiche al trattato di Schengen per il "ripristino provvisorio" dei controlli alle frontiere interne "in casi eccezionali" da individuare preventivamente. Primo risultato dell'armonia ritrovata è infatti la firma di una lettera congiunta al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso, con le proposte italo-francesi per le modifiche al Trattato di libera circolazione. "Nessuno vuole negare" o abolire l'accordo "ma in circostanze eccezionali crediamo debbano esserci variazioni a cui abbiamo deciso di lavorare insieme", ha detto Berlusconi che ha riconosciuto alla Francia "uno sforzo cinque volte superiore" a quello dell'Italia in termini di migranti accolti ogni anno. "Di questo siamo consapevoli e da parte nostra non c'è‚ nessuna volontà di accusare la Francia" di inadempienze, ha sottolineato il premier, mettendo la parola fine alla crisi delle ultime settimane che ha visto l'Italia concedere permessi temporanei a migranti tunisini diretti oltralpe e la Francia respingerli alla frontiera di Ventimiglia.
La guerra in Libia - Le posizioni di Roma e Parigi si sono riavvicinate anche sulla crisi libica, dopo la decisione dell'Italia di partecipare ai raid mirati contro obiettivi militari di Muammar Gheddafi. "Non ci potevamo sottrarre", ha spiegato Berlusconi. Sarkozy ha ringraziato: "Nessuno manda i propri soldati a cuor leggero. Se facciamo questo, è per avere la pace", ha sottolineato escludendo però l'invio di truppe di terra.
La condanna della repressione in Siria - L'attivismo del presidente francese in politica estera non si cela neanche sulla Siria, dove la situazione - ha detto - è diventata "inaccettabile". Con Berlusconi è unanime la condanna della violenza e l'appello a Damasco a fermare la repressione sui civili inermi.
Ma Sarkozy ha avvertito: "Non ci possono essere due pesi e due misure", anche se - come in Libia e in Costa d'Avorio - non ci sarà nessun intervento francese "finché non ci sarà una risoluzione dell'Onu".
Parmalat - Piccola spina nel fianco nel rinnovato feeling transalpino resta il capitolo economico, con il vertice che si è poco dopo la notizia dell'opa della francese Lactalis su Parmalat. "Non la considero un'opa ostile", ha commentato Berlusconi escludendo che il governo francese fosse a conoscenza della concomitanza temporale dell'operazione con il summit di Villa Madama.
"Non facciamoci la guerra, ma creiamo grandi gruppi italo-francesi" e' stata la parola distensiva di Sarkozy che ha annunciato che i due governi metteranno a disposizione due consiglieri economici per trovare "una soluzione".
Mario Draghi alla BCE - Nel corso della conferenza stampa Nicolas Sarkozy ha anche ufficializzato l'intenzione francese di appoggiare la candidatura di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europa come successore di Jean-Claude Trichet. "Appoggiamo la candidatura di un italiano alla presidenza della Bce. Non lo facciamo perché è italiano ma perché è una persona di grande qualità. In più italiano", ha detto Sarkozy.
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Dopo settimane di frizioni e durissimi scambi di accuse, prima sull'iperattivismo francese in Libia, poi sulla gestione dell'ondata migratoria dal Nord Africa, ma anche su dossier economici, ora tra i due leader sembra essere tornata la sintonia.
Modifiche a Schenghen - A partire dall'intesa sulle modifiche al trattato di Schengen per il "ripristino provvisorio" dei controlli alle frontiere interne "in casi eccezionali" da individuare preventivamente. Primo risultato dell'armonia ritrovata è infatti la firma di una lettera congiunta al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso, con le proposte italo-francesi per le modifiche al Trattato di libera circolazione. "Nessuno vuole negare" o abolire l'accordo "ma in circostanze eccezionali crediamo debbano esserci variazioni a cui abbiamo deciso di lavorare insieme", ha detto Berlusconi che ha riconosciuto alla Francia "uno sforzo cinque volte superiore" a quello dell'Italia in termini di migranti accolti ogni anno. "Di questo siamo consapevoli e da parte nostra non c'è‚ nessuna volontà di accusare la Francia" di inadempienze, ha sottolineato il premier, mettendo la parola fine alla crisi delle ultime settimane che ha visto l'Italia concedere permessi temporanei a migranti tunisini diretti oltralpe e la Francia respingerli alla frontiera di Ventimiglia.
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La condanna della repressione in Siria - L'attivismo del presidente francese in politica estera non si cela neanche sulla Siria, dove la situazione - ha detto - è diventata "inaccettabile". Con Berlusconi è unanime la condanna della violenza e l'appello a Damasco a fermare la repressione sui civili inermi.
Ma Sarkozy ha avvertito: "Non ci possono essere due pesi e due misure", anche se - come in Libia e in Costa d'Avorio - non ci sarà nessun intervento francese "finché non ci sarà una risoluzione dell'Onu".
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"Non facciamoci la guerra, ma creiamo grandi gruppi italo-francesi" e' stata la parola distensiva di Sarkozy che ha annunciato che i due governi metteranno a disposizione due consiglieri economici per trovare "una soluzione".
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