Le leggi federaliste della Lega che rimangono lettera morta

Politica
I deputati della Lega, dopo il via libera al federalismo municipale, sventolano le bandiere del Nord nell'Aula della Camera
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Ultimi in ordine di tempo, gli eserciti regionali. E poi bandiere, inni, dialetti, matrimoni, ministeri e concorsi: le proposte del Carroccio spesso sollevano polemiche ma in molti casi sono destinate a non arrivare mai ad approvazione

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Bandiere, inni, dialetti. Matrimoni e ministeri, sport e concorsi. E, perché no, pure l’esercito. Nei progetti della Lega, il federalismo pervade ogni cosa. Entra a pieno titolo nella vita degli italiani e li rende ancor più veneti, lombardi o romagnoli. E così ci provano da anni, i parlamentari padani, a trasformare in legge le loro pulsioni autonomiste. I vessilli regionali? Come il tricolore. Le sedi ministeriali? Via dalla ‘Roma ladrona’. L’esercito italiano? Affiancato da “battaglioni regionali”. Ogni idea diventa testo costituzionale, norma, emendamento. E solleva un immancabile polverone. Salvo poi restare spesso lettera morta, proposta legislativa destinata a non arrivare ad approvazione. Ma mai, sia ben chiaro, rinnegata da deputati e senatori del Carroccio.

I BATTAGLIONI REGIONALI – L’ultimo in ordine di tempo, è un progetto di legge sottoscritto in questi giorni alla Camera da quasi tutti i deputati leghisti, che ricalca un testo presentato nel 2008 al Senato da Piergiorgio Stiffoni. Propone di costituire degli eserciti regionali, sul modello della Guardia nazionale americana, pronti a intervenire in caso di calamità naturali, gravi attentati o anche per mantenere l’ordine pubblico. Venti “battaglioni” costituiti da mille uomini e donne per ciascuna Regione. Addestrati da Esercito o Carabinieri e con uniformi identiche a quelle dei militari, ma con un distintivo in più, diverso per ogni Regione.

LE RONDE (PADANE) – E chissà se i battaglioni avranno la stessa fortunata sorte legislativa delle ronde padane: esportate e legalizzate in tutta Italia, grazie al lavoro del ministro (leghista) dell'Interno Roberto Maroni. Stando alle inchieste giornalistiche, le ronde di volontari per la sicurezza nelle città, a ben vedere, si sono rivelate un flop. Ma restano (insieme, ovviamente, ai decreti sul federalismo fiscale) una delle vittorie simbolo della Lega in questa legislatura.

MINISTERI IN PADANIA – “Caro Gesù Bambino, per l’anno nuovo vorrei vedere tanti ministeri in Padania”, scrive lo scorso Natale nel suo biglietto di auguri il ministro leghista Roberto Calderoli. Della proposta nel 2010 la Lega fa uno dei suoi cavalli di battaglia. La parola d’ordine è decentramento: via le sedi ministeriali da “Roma ladrona”. Ma la capitale insorge.

TEST D’ITALIANO PER ASPIRANTI NEGOZIANTI – Un esame obbligatorio di italiano per gli stranieri che vogliano aprire un’attività commerciale nel nostro Paese. E il divieto di usare sulle insegne dei negozi una lingua che non sia l’italiano, una delle lingue ufficiali dell’Ue o anche un dialetto. La Lega ha provato a introdurre queste disposizioni con un emendamento al decreto incentivi, nel 2010. Ma quando quell’emendamento è stato dichiarato inammissibile, le stesse norme sono diventate un’autonoma proposta di legge, che attende di iniziare il suo iter alla Camera.

BANDIERE E INNI REGIONALI –
Perché solo l’inno di Mameli e il tricolore? Anche le bandiere e gli inni regionali devono avere rango di simboli costituzionali, devono essere iscritti accanto al tricolore nell’articolo 12 della nostra Carta. Nell'estate 2009 la proposta del capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo, fece tanto scalpore. Ma ad oggi, ancora giace nelle Aule di Palazzo Madama.

DIALETTO A SCUOLA – Altro che inglese, francese o tedesco. Si insegni il lombardo, il veneto o il siciliano. Dalle elementari al liceo. Perché i dialetti sono “collante” dei popoli, in grado di “veicolare il consolidamento delle tradizioni e della cultura di riferimento”. Anche questa proposta, per ora lettera morta, è negli archivi di Camera e Senato, in due testi del Carroccio.

MATRIMONI IN DIALETTO – Perché mai impedire a due sposi di rendere “meno asettica” la loro cerimonia? Si permetta all’ufficiale di stato civile, propone allora il leghista Vanalli, di leggere il testo della cerimonia anche nella lingua locale o nel dialetto utilizzato nel Comune in cui si celebra il matrimonio.

CONI FEDERALISTA – Se federalismo dev’essere, lo sport non può tirarsene fuori. E così, il partito che gioca anche a calcio sotto le insegne della Padania, ha presentato un testo alla Camera per modificare la struttura del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), con una nuova organizzazione su base regionale. L’iter in commissione è iniziato nel luglio 2010, ma si è subito arenato.

CONCORSI REGIONALI PER I PROF – Perché non selezionare anche gli insegnanti su base regionale? La Lega lo va dicendo (e scrivendo in proposte di legge) da anni. Ma anche il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini (Pdl) mostra di non disdegnare l’idea.

‘VA’ PENSIERO’ IN CLASSE – Per digerire la proposta di legge che alla Camera, nell’anno dei 150 anni dell’unità d’Italia, punta a introdurre lo studio dell’inno di Mameli nelle scuole elementari e medie, la Lega ha provato a introdurre due emendamenti. Uno chiedeva l’affissione in ogni classe di un pannello con i colori della bandiera regionale con stampato con il testo del “Nabucco – Va’ pensiero”, scritto da Verdi e tanto caro alla Lega. Il secondo proponeva che si studiassero accanto al testo di Mameli anche i “simboli identitari della regione di appartenenza”, ovvero canzoni popolari e inni in dialetto. Nessuna delle proposte leghiste è stata approvata: il Carroccio annuncia dunque che non voterà la legge.

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