La Consulta ridimensiona lo scudo per il premier

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La decisione della Corte Costituzionale: "Valuti il giudice sugli impegni". Bocciato dunque in parte il legittimo impedimento, che congela i tre processi in cui Berlusconi è imputato. Ghedini: "C'è un equivoco ma rispettiamo". Il Popolo Viola festeggia

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(In fondo all'articolo tutti i video sul legittimo impedimento)


Con una decisione che in parte boccia e in parte interpreta alcune norme sul 'legittimo impedimento', la Corte Costituzionale ha cancellato l'automatismo dello scudo che mette al riparo il premier Berlusconi dalla ripresa dei suoi tre processi (Mills, Mediaset e Mediatrade).
La Consulta ha deciso che è illegittima la norma che obbliga il giudice a rinviare il processo al premier o a un ministro fino a sei mesi sulla base di una semplice certificazione della presidenza del Consiglio, secondo cui gli imputati sono impegnati in funzioni di governo. In parallelo la Consulta ha detto che spetta al giudice valutare in concreto se sussiste il legittimo impedimento a comparire in udienza.
Di fatto questo vanifica lo scopo della legge, che era quello di fermare i tre processi a Berlusconi per 18 mesi, fino all'ottobre 2011 quando la legge, come dice il suo testo, perderà efficacia. (LEGGI COSA RESTA DELLO SCUDO)

Il voto - Con 12 sì e 3 no la Consulta ha rilevato questione di illegittimità sul comma 4 dell'articolo 1 (relativo all'"impedimento continuativo") e, in parte, l'incostituzionalità del comma 3 nella parte in cui il legittimo impedimento non poteva essere valutato dal giudice.

La decisione - Nel dettaglio la Consulta ha bocciato la certificazione di Palazzo Chigi sull'impedimento e l'obbligo per il giudice di rinviare l'udienza fino a sei mesi, dichiarando illegittimo il comma 4 dell'art.1 della legge 51 del 2010. E ha bocciato in parte il comma 3, affidando al giudice la valutazione del 'legittimo impedimento'. La Consulta ha inoltre fornito un'interpretazione del comma 1, ritenendolo legittimo solo se, nell'ambito dell'elenco di attività indicate come impedimento per premier e ministri, il giudice possa valutare l'indifferibilità della concomitanza dell'impegno con l'udienza, nell'ottica di un ragionevole bilanciamento tra esigenze della giurisdizione, esercizio del diritto di difesa e tutela della funzione di governo, oltre che secondo un principio di leale collaborazione tra poteri.
Il comma 4 dell'art 1 della legge sul 'legittimo impedimento', bocciato per irragionevole sproporzione tra diritto di difesa ed esigenze della giurisdizione (art. 3 della Costituzione), prevede nello specifico quanto segue: "Ove la Presidenza del Consiglio dei ministri attesti che l'impedimento è continuativo e correlato allo svolgimento delle funzioni di cui alla presente legge, il giudice rinvia il processo a udienza successiva al periodo indicato, che non puo' essere superiore a sei mesi".
Il comma 3, rispetto al quale la Corte sarebbe intervenuta con una pronuncia 'additiva' , prevede che "il giudice, su richiesta di parte, quando ricorrono le ipotesi di cui ai commi precedenti, rinvia il processo ad altra udienza".
Il comma 1, di cui la Consulta ha invece dato una interpretazione conforme a Costituzione, prevede che per premier e ministri, chiamati a comparire in udienza in veste di imputati, costituisce legittimo impedimento "il concomitante esercizio di una o piu' delle attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti". A seguire, sempre il primo comma, elenca i riferimenti normativi riguardanti specifiche attività tra le quali, ad esempio, il consiglio dei ministri, la conferenza Stato-Regioni, impegni internazionali etc. Dopo questo elenco minuzioso, il comma 1 prevede che sono oggetto di legittimo impedimento le "relative attività preparatorie e consequenziali, nonché ogni attività comunque coessenziale alla funzioni di governo".

Il comunicato ufficiale - Ecco il testo del comunicato della Consulta:
"La Corte costituzionale, giudicando delle questioni di legittimità costituzionale relative alla legge n. 51 del 2010, in materia di impedimento a comparire in udienza del Presidente del Consiglio dei ministri, ha deciso quanto segue:
-E' illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Costituzione, l'art. 1, comma 4, relativo all'ipotesi di impedimento continuativo e attestato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri;
- E' illegittimo, per violazione degli artt. 3 e 138 della Cost., l'art. 1, comma 3, nella parte in cui non prevede che il giudice valuti in concreto, a norma dell'art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale, l'impedimento addotto;
- Non sono fondate le questioni di legittimità costituzionale relative all'art. 1, comma 1, in quanto tale disposizione venga interpretata in conformita' con l'art. 420-ter, comma 1, del codice di procedura penale;
-Sono inammissibili le ulteriori questioni di legittimita' costituzionale, relative alle disposizioni di cui all'art. 1, commi 2, 5 e 6, e all'art. 2".

Bondi: rovesciata la democrazia -
"La Consulta ha stabilito la  superiorità dell'ordine giudiziario rispetto a quello democratico, rimettendo nelle mani di un magistrato la decisione ultima in merito all'esercizio della responsabilità politica e istituzizonale. Siamo  di fronte al rovesciamento dei cardini non solo della nostra Costituzione, ma dei principi fondamentali di ogni ordine democratico". E' quanto dichiara il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi.

Il Popolo viola festeggia - "La bocciatura in parte della legge sul legittimo impedimento è una notizia positiva ed è una vittoria di tutti, viva l'Italia e viva la Consulta". E' la piccola delegazione del Popolo viola ad esultare davanti al Palazzo della Corte costituzionale (GUARDA LE FOTO) dopo aver appreso la notizia della bocciatura parziale, da parte della Corte, della legge sul legittimo impedimento.
Il gruppo di manifestanti ha subito stappato una bottiglia di spumante e brindato sventolando una bandiera dell'Italia. "Berlusconi ora dovrà spiegare a Napolitano perché ha fatto promulgare una legge in parte incostituzionale", hanno detto i rappresentati del Popolo viola. Stappando la bottiglia di spumante e versandone il contenuto nei bicchieri dei manifestanti il portavoce del gruppo, Gianfranco Mascia, ha detto "dobbiamo togliere il tappo alla Costituzione, dobbiamo togliere il tappo di Berlusconi dall'Italia. Questa sentenza sancisce che Berlusconi è uguale agli altri cittadini".


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