Se anche i "rottamatori" del Pd si spaccano su Mirafiori

Politica
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, durante un convengo organizzato dai "rottamatori"
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Pioggia di critiche in Rete (e non solo) contro Matteo Renzi, favorevole all’accordo di Marchionne. Il consigliere Pippo Civati non ci sta e su Facebook c’è chi gli chiede di rottamare il sindaco di Firenze. “Nessuna divisione”, assicura però uno di loro

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“Meglio tenere una fabbrica aperta scommettendo sul futuro, che chiuderla piangendo su quanto è cattivo il mondo”. E con questa sono tre. Prima la visita ad Arcore da Berlusconi, poi il disastro del maltempo con la paralisi di Firenze. Ora il sì a Marchionne. Nonostante sia ancora il sindaco più amato d’Italia (lo ha rilevato un’indagine del Sole24Ore pubblicata in questi giorni) Matteo Renzi è finito di nuovo nell’occhio del ciclone. Questa volta a remargli contro sono anche alcuni “rottamatori”, i compagni di viaggio con cui il sindaco di Firenze ha cercato di dare una scossa al suo partito, il Pd. E che hanno organizzato un incontro a Roma per una sorta di controdirezione del Partito Democratico, a cui però Renzi non partecipa, che fa il verso a quella ufficiale che si terrà giovedì 13 gennaio. “Fra di noi non c’è nessuna polemica”, assicura però a Sky.it Franco Balbo, membro dell'assemblea regionale del Pd e promotore di una petizione contro Bersani. Come a dire: noi non facciamo la politica-spettacolo alla "Beautiful" che tanto critichiamo.

A scatenare il putiferio sono state le parole pronunciate da Renzi a proposito del referendum su Mirafiori (13 e 14 gennaio), che in questi giorni sta infiammando il dibattito pubblico e dividendo anche i sindacati e lo stesso Pd. “Meglio tenere una fabbrica aperta...”, ha scritto il primo cittadino di Firenze sulla sua pagina di Facebook confermando una dichiarazione resa poco prima al Tg di La7. “Il mondo non si ferma. E il mondo ci costringe a cambiare. In Germania i sindacati hanno fatto accordi intelligenti e il mondo delle auto va alla grande. Perché noi no?”.
Stupore: "Non ci posso credere".  Rabbia: "Ma che c... dici?". Ironia: "Hai pranzato con Berlusconi oggi o con Marchionne?". In ogni caso, il senso è abbastanza chiaro: Matteo Renzi pro Marchionne non è piaciuto ai “rottamatori”. E su Facebook questo malumore traspare senza alcun dubbio. 

Ai commenti piovuti sulla sua bacheca online e a quelli giunti (e poi giustamente cancellati) sul blog di Gad Lerner (dove qualche farabutto paragonava minacciosamente Renzi al predecessore Lando Conti, assassinato dalle Brigate Rosse nel 1986), si è aggiunta anche la spaccatura con Pippo Civati, che potrebbe essere definito il “socio” con cui Renzi ha dato vita a novembre all’esperienza dei “rottamatori”. Il consigliere regionale del Pd su Facebook e sul suo blog ha invece espresso molte perplessità sull’accordo di Mirafiori, criticando (fosse la prima volta) il suo stesso partito: “Chissà se il Pd sta ancora con Marchionne. Nessuno si stupisca, però, se va a festeggiare a Detroit. Perché è proprio quello il punto, che qualcuno fa finta di non vedere. Perché è Chrysler-Fiat molto più di quanto non sia Fiat-Chrysler”.
Una presa di posizione piaciuta alla base e che ha spinto molti utenti a chiedere a Civati di intervenire per “riportare alla ragione” il sindaco di Firenze. "Giuseppe, mi sa che devi rottamare Renzi....te lo sei perso lungo la via di Arcore", ha scritto Elisabetta nella bacheca del consigliere regionale della Lombardia. Giudizio negativo anche da Debora: "Un'altra grande delusione per molti, soprattutto giovani. Ricordagli che invece di scimmiottare gli americani e di fare il  piccolo Obama, potremmo (e potrebbe) prendere miglior esempio dai tedeschi, che sono anche più vicini".

Franco Balbo
, uno dei “rottamatori”, cerca di minimizzare. “Fra di noi questa polemica non è stata così forte come sembra a vedere dall’esterno o dai commenti in Rete – dice a Sky.it – Non c’è nessuna corrente, non c’è chi sta con Civati e chi con Renzi. Certo, qualcuno non ha condiviso le sue ultime uscite, a cominciare dalla cena di Arcore”. Poi sulla Fiat, ammette: “E’ difficile firmare un accordo in queste condizioni, probabilmente da figlio di genitori operai voterei sì, ma sarei indignato dal comportamento della classe politica. Dal governo all’opposizione, la politica doveva fare di più”.

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