
E' composto da sole 187 parole il primo discorso di fine anno nella storia della Repubblica. A farlo Luigi Einaudi il 31 dicembre del 1949. Un ricordo per il conflitto appena concluso e un augurio per il nuovo anno

Nel 1955 tocca a Giovanni Gronchi. 378 parole per ricordare le angustie del decennio appena passato, ma soprattutto per lanciare il paese verso il nuovo anno

E' con Antonio Segni, nel 1962, che i discorsi di fine anno iniziano a farsi più articolati e andare oltre il semplice augurio

716 parole per sottolineare la partecipazione italiana allo sviluppo sociale internazionale

Ad Antonio Segni, segue Giuseppe Saragat. 462 parole per il suo discorso di fine anno nel 1964

E' ancora un'Italia giovane, che guarda con fiducia al futuro

Nel 1971 Giovanni Leone ritorna ai messaggi concisi. Solo 247 parole per un semplice augurio di concordia per il popolo italiano

E' Sandro Pertini a inaugurare la tradizione dei messaggi di fine anno lunghi e articolati. 1182 parole per augurare buon anno agli italiani nel 1978

Fatto a braccio, il discorso di Pertini è rivolto soprattutto ai giovani

Oltre 2300 parole per il primo messaggio di fine anno di Francesco Cossiga nel 1985

Cossiga rivolge il suo sguardo soprattutto alla politica estera e richiama tutti all'essere parte di una comunità civile

Nel 1992 tocca per la prima volta a Oscar Luigi Scalfaro che utilizza ben 2701 parole. Il discorso d'esordio più lungo

Sono gli anni di tangentopoli. Particolarmente usati i termini parlamento, responsabilità e dovere

Nel 1999 diventa presidente Carlo Azeglio Ciampi. Per il suo primo messaggio di fine anno userà "solo" 1889 parole

Come Pertini, l'ex governatore della Banca d'Italia ha a cuore soprattutto i giovani

Nel 2006 per la prima volta è un ex comunista, Giorgio Napolitano, a leggere il messaggio di fine anno. Il suo discorso si compne di 2179 parole

"L'Italia", "può", "ancora": sono tre parole, che diventano sia un dubbio che una speranza, nel cuore dell'intervento di Napolitano