Il 2010 della politica: ecco le parole più "importanti"

Politica
Una foto di Berlusconi e a destra la tag cloud del suo discorso alla direzione nazionale del Pdl del 4 novembre
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Se per Berlusconi il “governo” conta più di tutto, per Bersani il “paese” è al primo posto. Al “lavoro” e ai “giovani” invece ci pensa Vendola. Abbiamo analizzato i discorsi dei nostri leader. E scoperto le parole a cui tengono di più… GUARDA LE TAG CLOUD

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di Daniele Troilo

“Le parole sono importanti”, strillava Nanni Moretti più di vent’anni fa in una scena indimenticabile di Palombella Rossa. Scopriamo dunque quali sono state quelle più usate dai politici nel 2010. Lo abbiamo fatto analizzando con il sistema delle tag cloud i discorsi più significativi di alcuni leader per capire come parlano e soprattutto se lo fanno in maniera diversa l’uno dall’altro. Insomma, destra e sinistra comunicano con la stessa lingua o usano vocaboli e sentimenti diversi? E quali? Mettendo insieme i discorsi di Berlusconi e Bossi si potrebbe dire che la parola più importante per il centrodestra italiano è “governo”. Unendo invece quelli di Bersani, Di Pietro e Vendola sembra emergere soprattutto “lavoro”, a pari merito con “Paese”. L’accoppiata Casini-Fini del cosiddetto Terzo polo dà vita invece a una frammentazione di vocaboli in cui la spunta su tutti la parola “politica”.

Il sistema è semplice e non ha nessuna pretesa scientifica. È sufficiente usare un sito come Wordle, inserire il testo integrale di un discorso e il gioco è fatto: in pochi istanti ecco comparire la “nuvola” con le parole più pronunciate, grandi o piccole a seconda del numero di volte che sono state utilizzate.

Il primo discorso analizzato è quello del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in occasione della direzione nazionale del Pdl del 4 novembre. La parola più pronunciata è stata “governo”, seguita da “riforma” e “sinistra”, quest’ultima una vera ossessione per il premier. Non sembra interessare molto invece il tema del “lavoro”, per non parlare dei “giovani”, parola pronunciata pochissime volte, addirittura meno di altre come “legislatura” e “sistema”. L’analisi può essere considerata obiettiva ma di sicuro non esaustiva, perché non prende in riferimento tutti i discorsi pronunciati da Berlusconi negli ultimi 12 mesi. Però può dare un’idea di quali siano i temi più cari ai nostri governanti. Un esempio? Basta prendere il discorso di Umberto Bossi pronunciato a Pontida lo scorso 20 giugno per capire con quali parole il Senatùr arriva alla pancia dei suoi elettori. Non serve molta immaginazione per scoprire che ai primi posti c’è “Lega”. Ma subito dopo ecco piombare sul popolo leghista una serie di concetti cari a Bossi: come “Roma”, “Padania”, “Federalismo”, “battaglia”, “nord”, “Ticino”, “Regno” e “Savoia”. Il lavoro e la crisi economica possono aspettare.

Decisamente più sobri i discorsi dei leader del Terzo polo. Il primo analizzato è il famoso intervento di Gianfranco Fini a Mirabello, pronunciato quando il Terzo polo era ancora nella culla e che ha segnato la rottura definitiva con il Pdl. Le espressioni più usate dal presidente della Camera sono state: “partito”, “libertà”, “nazionale”, “essere”. L’altro invece è  l’intervento a Montecitorio di Pierferdinando Casini in occasione del voto di fiducia del 14 dicembre. La parola più pronunciata dal leader dell’Udc è stata “Berlusconi”, ma non potevano mancare nella bacheca dell'ex Dc termini come “famiglia” e “moderati”.

E la sinistra, invece, con quali parole si rivolge al suo elettorato? Nell’intervento di Bersani alla festa del Pd in piazza San Giovanni dell’11 dicembre la parola più pronunciata dal segretario è stata “Paese”. Al secondo posto l’espressione “vogliamo” e a ruota anche “lavoro”, “crisi”, “politica”, “problemi”, “responsabilità”. Per trovare invece parole come “giovani” e “precari” bisogna ascoltare Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Libertà e presidente della Regione Puglia. Il discorso preso in considerazione è quello pronunciato in occasione della Fiera del Levante a Bari lo scorso 11 settembre. Essendo un’occasione particolare non potevano mancare parole come “sud” e “Puglia”. Tuttavia alcuni temi cari al governatore emergono comunque. E allora ecco subito dopo parole come “lavoro”, “diritto”, “sociale” e “vita”.
Più aggressivo, e non è una novità, il linguaggio di Antonio Di Pietro. Nel suo attacco al premier durante la fiducia al governo votata il 29 settembre il leader dell’Idv ha usato espressioni come  “corruzione”, “criminale”, “piovra” e perfino “off-shore”, con riferimento alle presunte società create per evadere il fisco. Tutto in perfetto stile dipietrista.

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