L'americana a giugno ha incontrato i legali e l'ex cappellano del carcere
Di nuovo a Perugia, lei, Amanda Knox, poi di nuovo insieme, con Raffaele Sollecito, a Gubbio, 11 anni dopo la sentenza d'appello che li assolse per l'omicidio di Meredith Kercher restituendo loro la libertà. Giornate di nuove emozioni per entrambi ma lontane da telecamere, giornalisti e fotografi che avevano raccontato i loro processi, le loro vite. Tutto è successo a giugno, senza che si sapesse niente. Poi, adesso, a ridosso del quindicesimo anniversario del delitto il Mirror ha pubblicato la foto dei due ex fidanzati a Gubbio, sorridenti e abbracciati, l'americana con un cappellino di paglia in testa. Una città non casuale per loro. "Proprio il giorno che abbiamo scoperto il caso di Meredith io dovevo andare a Gubbio con Raffaele'' aveva raccontato l'allora ragazza di Seattle nel libro 'Io vengo con te - colloqui in carcere con Amanda Knox' scritto da Rocco Girlanda. Un progetto ora realizzato. "Ho provato emozioni contrastanti, sicuramente piacere di stare in buona compagnia ma anche tristezza per la tragedia che abbiamo subito". ha rivelato oggi Sollecito.
"L'iniziativa è stata sua, ma l'idea di entrambi" ha aggiunto. Quella eugubina non è stata però l'unica tappa umbra di Knox, che era già comunque tornata in Italia nel giugno del 2019 per partecipare a Modena al Festival della giustizia penale. Sempre nello stesso mese, ma di quest'anno, è arrivata nella zona del lago Trasimeno, con la madre Edda, che aveva seguito praticamente tutte le udienze, il marito Christopher Robinson e piccola figlia Eureka Muse Knox-Robinson. Insieme hanno poi raggiunto Perugia per una "merenda" con i suoi ormai ex difensori, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. Con loro don Saulo Scarabattoli, già cappellano della sezione femminile del carcere di Perugia dove l'americana è stata detenuta per quasi quattro anni. Trovando conforto proprio nel confronto con il religioso, con il quale ha mantenuto il rapporto anche una volta tornata negli Usa. Un pomeriggio lontano dall'attenzione dei media durante il quale non si è parlato dei processi che hanno portato all'assoluzione definitiva di Knox e Sollecito.
"L'ho trovata bene - ha spiegato all'ANSA l'avvocato Ghirga -, tranquilla e affettuosa". Eppure Amanda - che ha scelto di non tornare a rivedere la casa del delitto - in qualcosa è apparsa "un po' cambiata" all'avvocato Ghirga, il primo legale a occuparsi della sua difesa. "Prima era più estroversa - ha sottolineato - mentre adesso è molto mamma". Altri capitoli di quella che sembra la storia infinita legata all'omicidio di Meredih Kercher, giovane inglese giunta a Perugia per studiare e uccisa con una coltellata alla gola nella casa di via della Pergola dove viveva con Knox. Un delitto con un solo condannato Rudy Guede, di nuovo libero dopo avere scontato i 16 anni ai quali era stato condannato pur essendosi sempre proclamato estraneo al delitto. Il quale proprio in queste settimane ha dato alle stampa un libro "Il beneficio del dubbio, la mia storia". "Io non ho ucciso Meredith" ha ribadito al Corriere della sera. "Un condannato impossibile. O forse il condannato ideale: il negretto senza famiglia, senza spalle coperte, senza un soldo..." la definizione che ha dato di sé.