Rapporto Caritas, in Umbria povertà sempre più "strutturale"

Umbria

Oltre 77 mila interventi, per Boccardo serve "presa coscienza"

(ANSA) - TERNI, 10 NOV - Ha sempre più natura "strutturale" la povertà in Umbria, dove la pandemia ha inasprito le disuguaglianze e aggravato una situazione già caratterizzata da "una elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta": a dirlo è il terzo Rapporto Caritas 2020, presentato a Terni, alla presenza di monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra.
    Stando ai dati raccolti nei centri di ascolto Caritas delle otto diocesi umbre, in totale nel 2020 sono state 3.516 le persone che si sono rivolte all'ente della Cei, il 53% circa donne e il 52% straniere.
    Su un totale di 7.830 richieste di aiuto, l'incidenza più elevata ha riguardato i bisogni strettamente collegati ad una condizione di povertà, come sussidi economici o altre tipologie di beni o servizi (35,9%), seguiti dalla richiesta di occupazione (29,1%), dai bisogni legati alla famiglia (8,7%), alla casa (8,2%), all'immigrazione (5,5%), alla salute (4,6%).
    Molte - emerge dal rapporto - le richieste di aiuto indotte dagli effetti del Covid: sono state infatti 782 le nuove persone che si sono avvicinate alle Caritas, con una forte presenza di italiani.
    Sempre nel 2020 proprie le Caritas hanno accresciuto "in modo rilevante" il volume e le modalità degli interventi: ne sono stati operati oltre 77 mila, tra cui 4.472 per beni e servizi materiali, 15.436 per l'alloggio, 11.132 per l'ascolto, 2.897 per sussidi economici.
    "Le statistiche dicono che nonostante i segnali di ripresa, la nostra regione fa fatica anche rispetto ad altre che hanno maggiore slancio" ha sottolineato monsignor Boccardo.
    Il Rapporto Caritas mostra anche come stia cambiando la composizione dei poveri, con la presenza di disoccupati (669), ma anche di occupati (585).
    Preoccupante è stato definito anche il fenomeno dei Neet, i giovani che non studiano e non lavorano, che, anche se non quantificato in Umbria, secondo Rinaldi "è comunque da mettere in rilievo". (ANSA).
   

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