La nuova tecnica dei “signori della tratta” scoperta da un’inchiesta della Dda di Palermo. Testimoni hanno raccontato come, nei campi di detenzione in Libia, si trovino ancora migliaia di persone in attesa di imbarcarsi, costrette a vivere in condizioni disumane e a pagare per la propria libertà
Da migranti, partiti per sfuggire a fame e povertà, ad aguzzini dei loro stessi compagni di viaggio per evitare di pagare il passaggio sul barcone dalle coste libiche a quelle italiane. È questo il nuovo modus operandi che i “signori della tratta” hanno iniziato ad utilizzare, trasformando un migrante in uno scafista senza scrupoli. Nella persona che, nei campi di detenzione in Libia, vessa, minaccia, e tortura i propri ex compagni di viaggio per fare pagare al prezzo più alto possibile il passaggio verso l’Italia. Costringendo le vittime a chiamare i parenti rimasti a casa per farsi mandare i soldi e pagare così un vero e proprio riscatto per la libertà.
Il racconto dei migranti
Questo nuovo scenario viene fuori dalle indagini degli uomini della squadra mobile di Agrigento che, nelle ultime ore, hanno tratto in arresto due cittadini del Bangladesh che erano arrivati, alla fine di settembre a Lampedusa. Alcuni dei migranti bengalesi, ospiti dell’hotspot di contrada Imbriacola, rispondendo alle domande degli agenti che cercavano di ricostruire il loro viaggio, hanno raccontato delle violenze subite nei campi in Libia. Indicando chi fossero gli aguzzini e raccontando la nuova tecnica di chi, in Africa, gestisce la tratta. Erano lì con loro, giunti però a bordo di un diverso barcone. I testimoni hanno riferito che i due connazionali li avevano torturati affinché pagassero, o saldassero, le somme pattuite all'inizio del viaggio dal Bangladesh.
L'inchiesta della Dda di Palermo
Dall'inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, è emerso che i bengalesi sono arrivati a pagare fino a 10 mila euro per il viaggio dal Bangladesh fino alle coste italiane. Chi saldava prima della partenza dalla Libia, è emerso anche, aveva un buon trattamento nel campo di detenzione: vi restava per pochissimo tempo, aveva assistenza sanitaria se necessaria e perfino un ventilatore. I racconti, raccolti dagli agenti, sono più o meno tutti uguali. Segno che ormai i signori della tratta agiscono così. Gli aguzzini non sono soltanto i libici ed egiziani. Adesso anche i bengalesi. I migranti hanno anche raccontato come, nei campi di detenzione, si trovino ancora migliaia di persone in attesa di imbarcarsi, costrette a vivere in condizioni disumane e a pagare per la propria libertà.