Eseguito anche un sequestro preventivo di beni per un milione di euro ai danni di enti pubblici nell’ambito di un’inchiesta su un presunto giro di falsi permessi di soggiorno e indennità di disoccupazione e sostegno al reddito
Sequestro preventivo di beni per un milione di euro per truffa aggravata e continuata, in concorso, ai danni di enti pubblici e reati in materia di falso, nell'ambito di un'inchiesta su un presunto giro di falsi permessi di soggiorno e indennità di disoccupazione e sostegno al reddito. In complesso risultano indagate 246 persone.
Il sequestro
Il gip presso il tribunale di Marsala, concordando con le richieste della locale Procura, ha emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente a carico di 5 degli indagati, fino a totale copertura delle somme sopra quantificate. È stato disposto il sequestro preventivo dello studio professionale del consulente del lavoro.
L’inchiesta
Le indagini dei Carabinieri di Trapani partite nel 2018 dopo una perquisizione nella casa di un indagato per sostituzione di persona e truffa ai danni di una compagnia telefonica. Nel corso della perquisizione erano state trovate 4 buste paga di cittadini extracomunitari, intestate ad una impresa edile riferibile all'indagato. I militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani avevano poi accertato che la ditta assumeva un cospicuo numero di uomini e donne, per lo più di provenienza nordafricana, in prossimità della data di scadenza del permesso di soggiorno. Sono state individuate tre imprese edili ed una agricola, tutte attive solo "su carta" dunque prive di sede reale, mezzi ed attrezzature, riferibili a tre soggetti del luogo tra cui l'indagato principale, un soggetto di origini tunisine, che secondo le indagini reclutava connazionali-falsi lavoratori.
Il modus operandi
Nel corso delle operazioni è indagato anche un consulente del lavoro, il cui compito era quello di predisporre false comunicazioni all'Inps per assunzioni e licenziamenti, oltre che stipulare contratti fittizi di locazioni di terreni, che servivano per erogare indennità a sostegno del reddito non dovute. La metà del valore di tali indennità, percepite dai finti lavoratori, veniva secondo le indagini restituita ai titolari delle ditte fittizie, in cambio della regolarizzazione della loro posizione sul territorio nazionale, derivante dalla stipula di brevi contratti di lavoro. Gli accertamenti hanno permesso di stabilire che nel periodo che va dal 2012 al 2018 l'Inps ha pagato prestazioni non dovute per 676 mila euro circa.