Le indagini nascono dagli accertamenti effettuati dopo l'arresto, avvenuto il 26 settembre 2018, di due persone, sorprese agli imbarchi dei traghetti privati mentre trasportavano oltre due chili e 400 grammi di cocaina e hashish
A Messina la guardia di finanza ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone (cinque delle quali in carcere, quattro agli arresti domiciliari e due di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), accusate di far parte di un'organizzazione criminale che gestiva un maxi traffico di cocaina, hashish e marijuana tra la Calabria e la Sicilia. Nove degli 11 destinatari del provvedimento facevano parte di famiglie che avevano il reddito di cittadinanza, uno di loro era il diretto percettore del sussidio.
Le indagini
Le indagini nascono dagli accertamenti effettuati dopo l'arresto, avvenuto il 26 settembre 2018, di due persone, sorprese agli imbarchi dei traghetti privati mentre trasportavano oltre due chili e 400 grammi di cocaina e hashish, nascosti nelle fiancate della loro auto. Il quantitativo di droga sequestrato e le modalità operative adottate dagli arrestati, hanno spinto gli inquirenti a ipotizzare che non si trattasse di un episodio isolato. Quindi sono scattate le indagini, durante le quali sono stati sequestrati oltre 2 chili di cocaina, 10 chili tra marijuana e hashish e arrestate in flagranza otto persone. Tra novembre 2018 e febbraio 2019, sono stati accertati oltre 2500 episodi di spaccio. Dall'inchiesta è emerso anche che l'organizzazione aveva la disponibilità di armi.
L'arresto del febbraio 2019
Il 2 febbraio 2019, le Fiamme Gialle arrestarono un'altra persona, sorpresa al rientro da Catania, a bordo di un'auto noleggiata con cinque chili di marijuana. Le indagini sono proseguite per oltre un anno e hanno portato alla scoperta dell'organizzazione criminale che gestiva un grosso traffico di stupefacenti e che aveva la sua base nel rione Giostra di Messina, con canali di approvvigionamento in Calabria, a Catania e nella stessa città dello Stretto.
Spacciatori come dipendenti
La banda di trafficanti e spacciatori aveva allestito in un'abitazione nel rione Giostra uno spaccio di droga operativo 24 ore su 24: gli indagati si alternavano su turni tra i padroni di casa, il capo della banda e la moglie. Come una normale attività lavorativa, si davano il cambio e pagavano lo straordinario per i turni di "reperibilità" come veri e propri dipendenti, guadagnando 1200 euro al mese.
A capo della banda era G. M., figlio del killer del clan Galli di Giostra C. M., assassinato il 22 maggio 2001 in un agguato mafioso con un colpo alla testa. Proprio questo rapporto di parentela avrebbe consentito al ragazzo di scalare le gerarchie del clan. Al giovane, come emerge dalle intercettazioni, veniva riconosciuto un ruolo di comando anche dai congiunti diretti del capo della cosca. "Lo sanno che tu comandi...", gli dicevano commentando un attentato incendiario appiccato a una sala scommesse dallo stesso Mauro a gennaio 2019.