Gli ex collaboratori di giustizia hanno dato vita a una cellula di Cosa nostra con l'obiettivo di riconquistare il territorio e tornare al potere
Sono tornati a Messina, hanno ricostruito la cosca, si sono armati e hanno ripreso il controllo del territorio dedicandosi agli affari illeciti di sempre: estorsioni e traffico di droga. Scoperti dalla polizia, sono stati arrestati cinque ex pentiti della mafia messinese nell'ambito di un'ampia operazione antimafia, denominata "Predominio".
L'inchiesta
L'inchiesta, che ha portato in tutto a 14 misure cautelari - 13 in carcere e una di arresti domiciliari - è nata un anno fa (luglio 2018) quando la polizia ha scoperto che un gruppo di ex pentiti messinesi, protagonisti di spicco dei clan negli anni '80 e '90, erano tornati in città dopo aver espiato la pena e aver concluso il percorso di collaborazione con gli inquirenti. A Messina gli ex collaboratori di giustizia hanno dato vita a una cellula di Cosa nostra con l'obiettivo di riconquistare il territorio - per lo più operante nel quartiere di "Giostra" - e tornare al potere.
Le indagini
Intercettazioni, pedinamenti e analisi dei traffici telefonici hanno accertato l'esistenza di due organizzazioni criminali, una di tipo mafioso, l'altra con il principale scopo di trafficare in droga, legate tra loro da interessi illeciti comuni. Alcuni componenti della cosca mafiosa facevano parte anche dell'organizzazione criminale di trafficanti di droga. Le organizzazioni "sorelle" avevano assunto un ruolo negli ambienti criminali tale da incidere sulle dinamiche del malaffare messinese. Per decidere gli affari gli associati si incontravano in un ristorante del centro, gestito da uno degli ex pentiti. Alcuni degli indagati sono stati protagonisti di un'estorsione nei confronti del titolare di un'associazione culturale messinese che, minacciato con danneggiamenti, è stato indotto a dimettersi. L'inchiesta ha accertato decine di episodi di spaccio di droga. Le organizzazioni criminali, inoltre, avevano la disponibilità di grossi quantitativi di armi.
Gli arrestati
Gli arrestati sono gli ex pentiti N.G., P.P., S.B. e G.B.. Al quinto ex collaboratore di giustizia arrestato, A.S., viene contestato solo il reato di detenzione di armi aggravato dalla mafia, mentre gli altri rispondono anche di associazione finalizzata al narcotraffico. Il personaggio chiave dell'inchiesta è l'ex pentito N.G., killer del clan di Giostra, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Letterio Rizzo, boss ucciso nel 1991. "Grazie alle indagini siamo riusciti a comprendere l'intenzione di queste persone a riorganizzarsi ai vertici delle organizzazioni criminali. Ricordo che per chi dopo un periodo di collaborazione con lo Stato torna a delinquere ci sono pene gravi tra cui la revisione dei processi dove ha ottenuto dei benefici. Bisogna tuttavia riflettere su alcuni aspetti di natura legislativa che riguardano il ruolo di collaboratore di giustizia. Gli arrestati non avevano trovato grandi problemi a ritornare ai vertici nell'organizzazione o ad allearsi con altre persone per gestire varie attività sul territorio", ha detto il procuratore, Maurizio De Lucia, in conferenza stampa nella Questura di Messina.