Catania, bimbo di 4 anni lasciato in auto sotto al sole: salvato

Sicilia
L'aeroporto di Catania, nel cui parcheggio è stata lasciata l'auto con all'interno il bimbo di 4 anni (Agenzia Fotogramma)
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Il piccolo si trovava all'interno del veicolo dei genitori, parcheggiato fuori dall'aeroporto. La temperatura sfiorava i 40 gradi all'ombra. Un sovrintendente di polizia è intervenuto rompendo il finestrino con il calcio della pistola

Un bambino di 4 anni, lasciato chiuso in auto sotto il sole fuori dall'aeroporto di Catania, con una temperatura che sfiorava i 40 gradi all'ombra, è stato tratto in salvo da un sovrintendente della polizia. Con il calcio della pistola di ordinanza, l'agente ha mandato in frantumi uno dei finestrini, soccorrendo il piccolo. È accaduto nel pomeriggio di sabato 22 giugno. I genitori, due svizzeri, 28 anni lei e 32 lui, sono stati denunciati per abbandono di minore in concorso. 

Il salvataggio

L'intervento è stato compiuto davanti a numerose persone, che hanno applaudito gli agenti della polizia di Frontiera. Il sovrintendente è intervenuto, ferendosi peraltro alle mani, dopo essersi accorto che il bimbo, sudato e in ipertermia per l'elevata temperatura, si dimenava cercando di aprire le portiere e chiedendo disperatamente aiuto. Gli altri agenti sono accorsi dopo la segnalazione di una guardia giurata. L'auto, una Audi A6 con targa svizzera, era parcheggiata negli stalli riservati allo scarico bagagli nella zona partenze, e aveva anche attirato l'attenzione di alcuni viaggiatori. Subito dopo si sono presentati i genitori. Tutti e tre sono stati accompagnati nel presidio sanitario dell'aerostazione, dove sono state prestate le prime cure al bambino, che si è immediatamente ripreso. 

Il caso del 1998

Un caso analogo, con finale tragico, risale al 1998, quando un bambino di due anni, Andrea Deodato, morì per asfissia dopo essere stato dimenticato per sei ore dal padre dentro l'auto in sosta nel parcheggio dell'allora Sgs Thomson, nella piana di Catania, con una temperatura di 45 gradi. Il padre, Salvatore Deodato, laureato in fisica, era ricercatore presso la multinazionale, e lavorava nello stabilimento di Pantano d'Arci. Era uscito di casa per accompagnare il figlio all'asilo e poi recarsi al lavoro. Il corpo del figlio, rosso di ustioni di secondo grado, gonfio e disidratato, fu scoperto alle 14 dal padre, che prese l'auto per far ritorno a casa. Il 28 aprile 2000 Salvatore Deodato fu condannato, pena sospesa, a un anno di reclusione per omicidio.

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