Cara di Mineo, iniziato il trasferimento dei primi 50 migranti

Sicilia
Uno dei due bus arrivati nel Cara di Mineo per trasferire i migranti (ANSA)

I primi ospiti del Cara, struttura che dovrà chiudere, come annunciato dal ministro Salvini, entro quest’anno, sono partiti a bordo dei bus che li condurranno nel Centro di assistenza straordinaria di Trapani, Siracusa e Ragusa

Iniziano oggi, giovedì 7 febbraio, le operazioni di trasferimento dei migranti ospitati nel Cara di Mineo, in provincia di Catania, la cui chiusura è prevista entro l'anno. Già 25 migranti hanno lasciato a bordo di un autobus il Cara di Mineo, diretti al Centro di assistenza straordinaria di Trapani. Sul secondo pullman sono salite 19 persone delle 25 previste, dato che sei migranti non si sono presentati all'appello. Questo secondo gruppo è diretto nei centri di assistenza di Siracusa e di Ragusa. Nel corso delle operazioni non si sono registrate proteste. 

Assenti sei migranti

I sei migranti assenti al momento del trasferimento avevano fatto colazione stamattina nella struttura, per poi allontanarsi volontariamente. Lo conferma il direttore del Cara, Francesco Magnano, spiegando che i sei "hanno perduto il diritto all'accoglienza in strutture governative, ma possono rimanere in Italia fino a che hanno un regolare permesso di soggiorno". Altri sei migranti saranno trasferiti domani per raggiungere il numero previsto di 50. Da ottobre sono oltre 600 gli ospiti che hanno lasciato volontariamente la struttura. "I sei - sottolinea Magnano - sono persone libere, hanno un permesso di soggiorno e possono andarsene quando vogliono. È chiaro che in questa fase il prefetto stabilisce il trasferimento di un immigrato e se l'immigrato non ottempera a quell'ordine, perde le misure di accoglienza su tutto il territorio nazionale che vengono loro revocate", conclude il direttore.

Le parole del direttore del Cara di Mineo

"Nel nostro Paese ci sono 600mila migranti senza permesso, persone che hanno perso non soltanto il diritto all'accoglienza, ma hanno perso lo status. Sono degli zombie che vivono nel nostro Paese - afferma il direttore del Cara di Mineo, Francesco Magnano -. Per quanto possa apparire disumano dire 'chiudere tutti i porti', prima dobbiamo dare risposte al popolo italiano per la presenza di questi 600mila dannati della terra che vivono nelle nostre campagne e nelle nostre città". "E' inammissibile - sostiene Magnano - continuare a fare arrivare flussi migratori dalla Libia e dall'area Sub-Sahariana. A queste 600mila persone, il cui rimpatrio costerebbe quanto una finanziaria, dobbiamo dare risposte nel più breve tempo possibile".

L'appello del sindaco di Mineo

"Dal ministro Salvini vorrei un riconoscimento per il nostro territorio che è stato così pesantemente violentato dallo Stato, indipendentemente dai governi che si sono susseguiti, e che oggi ha necessità di avere i giusti riconoscimenti per i sacrifici fatti”. Con queste parole il sindaco di Mineo, Giuseppe Mistretta, si rivolge al ministro degli Interni Matteo Salvini. "Siamo italiani come gli altri, più degli altri perché abbiamo fatto il nostro dovere in silenzio - prosegue il sindaco -. L'allora ministro Roberto Maroni aveva preso degli impegni con il nostro territorio: nel Patto per la sicurezza c'era scritto che bisognava compensare l'economia tradizionale che avrebbe potuto ed è stata danneggiata dall'istituzione del Cara. Vorrei sapere - conclude Mistretta - dal ministro Salvini se manterrà questi impegni, sia sul piano economico e della sicurezza del nostro territorio".

"Lo Stato non ci lasci le macerie del Cara"

"Io sono sempre stato contrario al Cara. Sono d'accordo per la sua chiusura, ma lo Stato non può lasciare qui le macerie che ha creato. Noi siamo martiri - prosegue Giuseppe Mistretta - e mi meraviglio che adesso si intesti la battaglia per la chiusura del Cara chi è stato il carnefice del territorio. Chiedo al ministro Salvini di incontrarmi per tutelare il territorio sia economicamente sia sul fronte della sicurezza. Non vogliamo soldi, ma è dal 2014 che chiediamo l'istituzione della Zona Franca per la fiscalità di vantaggio per il territorio", conclude il sindaco.

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