Napoli, corruzione: cinque carabinieri arrestati e tre sospesi

Campania
Foto dii archivio (Fotogramma)

Secondo gli inquirenti, è emerso un vero e proprio asservimento nei confronti dei clan Puca, della zona di Sant'Antimo, e i militari posti ai domiciliari consentivano l'immunità alla camorra locale

Corruzione, omissione in atti di ufficio e rivelazione di segreti: queste le accuse che la Dda di Napoli contesta, a vario titolo, a otto carabinieri nei confronti dei quali sono stati notificati cinque arresti domiciliari e tre sospensioni della durata di un anno dall'esercizio del pubblico ufficio. Le indagini, coordinate dalla Dda, che hanno portato all'emissione delle misure cautelari da parte del Gip di Napoli, Valentina Gallo, sono state condotte dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna (Napoli). La Procura ha chiesto la misura cautelare anche per concorso esterno in associazione mafiosa e altre ipotesi di reato, ma la richiesta non è stata accolta dal giudice. I magistrati hanno proposto appello. Secondo un collaboratore di giustizia i carabinieri ricevevano una sorta di stipendio mensile, pari a circa mille euro, ma anche pesce, capretti e champagne per Natale.

I presunti legami con i clan

Secondo gli inquirenti, le indagini hanno evidenziato la sistematicità e la spregiudicatezza delle condotte e sarebbe emerso un vero e proprio asservimento nei confronti dei clan Puca, della zona di Sant'Antimo (Napoli), in particolare nei confronti di Pasquale Puca (in carcere al 41bis), anche da F.D.L., finito ai domiciliari, che è stato anche presidente del Consiglio comunale di Sant'Antimo. I carabinieri arrestati consentivano, secondo gli investigatori, l'immunità alla camorra locale. La ricostruzione dei fatti è stata avviata grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia.

L'attentato a un maresciallo

È emersa anche una attività di dossieraggio e un vero e proprio attentato nei confronti di un maresciallo, Giuseppe Membrino, che si opponeva con tutte le sue forze al clan Puca. Il maresciallo, particolarmente attivo nella lotta alla camorra di Sant'Antimo, venne pedinato e ripreso mentre si incontrava con una donna, sua informatrice. Le registrazioni vennero poi fatte recapitare nella cassetta della posta dell'abitazione del militare. Ciononostante, l'attività del maresciallo è continuata con la stessa intensità. Ed è stato così che il clan ha poi deciso di far esplodere sotto la vettura del carabiniere una potente bomba carta. Questo episodio ha indotto l'Arma dei carabinieri a disporre il trasferimento del maresciallo, per tutelare la sua incolumità.

L'intercettazione: "Il pentito? Ha fatto l'infame"

C'è anche una conversazione tra carabinieri intercettata dagli investigatori dell'Arma il 28 febbraio 2018 e inserita nell'ordinanza del gip di Napoli. La conversazione è stata registrata grazie a una "cimice" sistemata nell'auto di servizio di due dei militari indagati. Uno dei carabinieri dice: "L. (un collaboratore di giustizia, ndr) ha fatto proprio da infame, la faccia verde...". E il collega incalza: "Ma quello si vedeva che era infame, non lo vedevi. Ogni cosa: 'vado a Castello di Cisterna, ma dove vai...'". L'altro carabiniere a quel punto osserva che era meglio se fosse morto in un agguato scattato nel 2016: "L'ultima volta che ci avemmo a che fare è quando gli spararono nella scarpa là, ebbe pure il culo che.. ebbe pure il culo che lo presero sotto il tacco.. almeno gliela davano una botta in fronte".

Il procuratore: “Fiducia intatta nell'Arma”

"La fiducia nei confronti dell'Arma dei carabinieri è stata sempre massima e intatta", ha detto il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, commentando l'operazione. "La condotta dei carabinieri arrestati non ha inficiato l'azione di contrasto alla camorra dell'Arma", ha invece sottolineato il generale Canio Giuseppe La Gala, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli. "I fatti sono un po' datati (risalgono al 2017) - ha aggiunto - e alcuni militari non sono più in servizio a Napoli. Grazie agli anticorpi dell'arma siamo riusciti a fare luce sulle azioni infedeli dei carabinieri", ha concluso La Gala.

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