Bimbo ucciso a Cardito, maestre e preside non rispondono ai giudici

Campania

Le tre lavoravano nella scuola frequentata dal piccolo Giuseppe e sono imputate per omessa denuncia. Nove giorni prima della tragedia le insegnanti avevano inviato una nota alla direttrice per segnalare gli abusi, ma erano state convocate quando il bimbo era già morto

Si sono avvalse della facoltà di non rispondere le due maestre e la dirigente dell'istituto scolastico coinvolte nel caso della morte di Giuseppe, bimbo di 7 anni ucciso dalle botte inferte dal patrigno Toni Barde il 27 gennaio scorso a Cardito, in provincia di Napoli. Le tre donne, che lavorano nella scuola frequentata dal piccolo e dalla sorellina, sono state citate a giudizio con l’accusa di omessa denuncia. L’ipotesi è che l'istituto che non abbia mai segnalato alle autorità le violenze subite dai bimbi, che spesso arrivavano a scuola con escoriazioni e persino con il volto tumefatto. L’udienza si è svolta nel Tribunale di Napoli, davanti alla Corte di Assise.

Le intercettazioni

L’allora ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, aveva inviato gli ispettori all'istituto per far luce su eventuali responsabilità di dirigente e maestre. Una delle insegnanti, è emerso da un'intercettazione allegata all'ordinanza, avrebbe definito il piccolo Giuseppe "scimmiettella" (piccola scimmia), perché si buttava a terra. La donna, intercettata al telefono con il fratello, avrebbe espresso preoccupazione per la vicenda del bimbo, arrivato a scuola con il "volto tumefatto". "Io non so niente, io non ho visto niente", avrebbe detto la maestra al fratello.

La segnalazione

Le insegnanti della sorellina invece avevano segnalato con una nota alla direttrice le pessime condizioni in cui arrivava a scuola la bimba, ma la dirigente non si sarebbe attivata in maniera sufficientemente tempestiva. L’episodio ha trovato conferma durante l’udienza di oggi: nella nota, datata nove giorni prima della morte di Giuseppe, veniva denunciato che la sorellina della vittima si era presentata in classe con un cerotto su un orecchio e tumefazioni sul volto. Nel documento le maestre specificarono che la piccola, sollecitata dalle insegnanti, aveva riferito che quei segni di violenza sul volto erano frutto delle botte inferte dal patrigno. Dopo la nota le maestre vennero convocate dalla preside, ma il 28 gennaio, quando ormai Giuseppe era già morto.

"Madre non protettiva"

Oggi in aula è stato sentito anche il medico Francesco Villa, 66 anni, psichiatra e consulente del Tribunale dei Minorenni di Napoli per conto del quale ha eseguito accertamenti su Valentina Casa e Felice Dorice, rispettivamente madre e padre della vittima. "Non è una madre tutelante e protettiva nei confronti dei figli, sacrificava la tutela dei figli alla relazione con il compagno. Violenze ce ne sono state anche in passato ma lei ha sempre tutelato rapporto con il compagno". Il medico ha visitato la donna due volte, alla luce di un incarico conferito lo scorso 11 marzo anche a un altro medico, la psichiatra Esposito. Secondo il medico il padre di Giuseppe durante gli incontri ha cercato di presentarsi come un padre amorevole ma in realtà, ha affermato lo psichiatra rispondendo al presidente del tribunale, "è stato un padre assente, nella vita dei bambini".

Napoli: I più letti