Avellino, blitz contro il nuovo clan Partenio: 23 arresti

Campania
Foto di archivio (Fotogramma)

Gli indagati sono ritenuti affiliati al clan Partenio e accusati, a vario titolo, di scambio elettorale politico-mafioso, associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsione e detenzione di armi. Coinvolto nell'inchiesta il segretario provinciale della Lega

Un blitz contro la camorra è scattato all'alba di oggi portando all'arresto di 23 persone, residenti ad Avellino, Mercogliano e Monteforte, e ritenute affiliate al nuovo clan Partenio. Secondo le indagini, oltre alle 'classiche' attività criminali come usura, estorsioni e traffico di droga, il gruppo si avvaleva di un braccio economico-finanziario che aveva come riferimenti personaggi della politica e professionisti. Oltre alle 23 misure cautelari eseguite oggi su richiesta della Dda di Napoli, 18 in carcere e 5 ai domiciliari, risultano indagate a piede libero altre 17 persone, tra cui figura anche il segretario provinciale della Lega, l'imprenditore Sabino Morano. Gli inquirenti ipotizzano i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, estorsione, detenzione di armi e scambio elettorale politico-mafioso. Notificati avvisi di garanzia e decreti di perquisizione anche a Damiano Genovese, figlio del boss Amedeo. 

Gli attentati agli imprenditori

Alla guida del sodalizio camorristico, gli inquirenti hanno individuato Pasquale Galdieri e Carlo Dello Russo e ricostruito le gerarchie del gruppo criminale nelle quali spiccano Diego Bocciero e Elpidio Galluccio. Le indagini sono iniziate nell'estate del 2017 a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate da Francesco Vietri, condannato all'ergastolo, e hanno avuto un'accelerazione a seguito di una serie di attentati avvenuti nelle scorse settimane nel capoluogo irpino: venne fatto esplodere un ordigno all'interno dell'auto di Sergio Galluccio, imprenditore della ristorazione, a sua volta zio di uno degli arrestati, Elpidio Galluccio. A pochi giorni di distanza vennero colpite da sventagliate di mitra le auto dell'ex consigliere comunale della Lega, Damiano Genovese, e di suoi familiari. Genovese è il figlio di Amedeo, che sta scontando l'ergastolo al 41bis, considerato il fondatore insieme al cugino Modestino del clan che, sullo stesso territorio, raggiunse a cavallo del 2000 la massima espansione. L'escalation si concluse con l'aggressione all'assessore alla Sicurezza del Comune di Avellino, Giuseppe Giacobbe, per la quale è indagato un 27enne di Rione Mazzini. Nei confronti delle persone indagate, i cui nomi non sono stati resi noti, la Dda di Napoli ha emesso un sequestro preventivo probatorio per presunta turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. 

Perquisita la casa del segretario provinciale della Lega

L'abitazione di Morano è stata perquisita dalle forze dell'Ordine. Nello scorso mese di agosto, alcune auto in uso all'esponente politico vennero incendiate nei pressi del suo domicilio avellinese. Nei suoi confronti vennero anche disposte alcune misure di tutela personale. Secondo la Dda di Napoli, Morano e gli altri indagati sono considerati "ricollegabili, anche per interposta persona, al gruppo delinquenziale". Nei loro confronti è stato emesso un sequestro preventivo probatorio anche per turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. 
I carabinieri di Avellino e i militari della guardia di finanza di Napoli hanno eseguito perquisizioni anche in abitazioni, uffici, sedi di società e aziende ritenuti collegati, per interposta persona, al gruppo criminale. Sequestrate d'urgenza inoltre due autorimesse adibite a parcheggi, un autolavaggio, due società di costruzioni e diversi conti correnti bancari. Le operazioni sono state coordinate dal Procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo.

Il bacio tra gli affiliati

Nel corso dell'attività investigativa, realizzata attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali e l'acquisizione delle immagini di videosorveglianza in un autolavaggio del Rione Mazzini ad Avellino, ritenuto il luogo d'incontro del gruppo, è stato anche possibile documentare come tra gli affiliati esistesse il rito del bacio sulle labbra, tipico dell'ambiente mafioso. Il rito, registrato per la prima volta in video il 7 settembre 2017, si ripeteva prima di ogni incontro. Uno degli arrestati, E. N., 41 anni, nelle intercettazioni parla di questa pratica con un conoscente: "Quelli là si baciano in bocca Ferdinando... tu la baceresti una persona in bocca? Per baciarsi in bocca, là veramente c'è la fratellanza! E là non si sposta una pietra senza che quelli lo sappiano!".

Le intercettazioni

"Ho vinto, stiamo al Comune", dice Damiano Genovese al padre in una conversazione intercettata, il quale gli risponde: "...ma con i 5 Stelle? No?"; Damiano: "eh... andiamo insieme a loro! Dobbiamo stare, però io sto con la Lega ... a me Di Maio non mi piaceva! Di Maio...eh... a parte che tutti e due stanno contro i detenuti! Però non fa niente!". Poi sempre Damiano: "...ora ci serviamo noi per fare la maggioranza! Hai capito?". Nella stessa conversazione Damiano porta al padre i saluti di un sindaco irpino. In altre due intercettazioni, datate 17 maggio e 27 maggio 2018, Pasquale Galdieri invita amici e familiari a votare Morano (si è "...sempre messo a disposizione") e, nell'altra, legge un sms inviato a Morano in cui farebbe riferimento a una pratica a cui è interessato. Agli atti figura anche un'altra intercettazione, datata 29 giugno 2018, in cui Damiano Genovese e Sabino Morano, sempre secondo la Dda, entrano nei dettagli delle dinamiche camorristiche del clan Genovese e della situazione politico-amministrativa ad Avellino.

Il giro di estorsioni e usura

Le indagini hanno inoltre portato alla luce una vasta attività di usura ed estorsioni con un giro d'affari stimato dagli investigatori in circa un milione di euro. Gli inquirenti hanno accertato 14 episodi di usura e 7 di estorsione, due delle quali a danno di imprese edili. Nella denuncia presentata da una delle vittime di estorsione, l'uomo, di Monteforte Irpino (Avellino), colpevole di non avere onorato un debito nei confronti di due suoi compaesani, racconta di essere stato portato a Mercogliano (Avellino) al cospetto di un elemento di spicco della malavita locale, il quale mettendogli le mani al collo l'aveva minacciato dicendo: "Per stasera, se non porti i soldi a Monteforte, ti taglio la testa e ci piscio dentro. Non mi interessa se hai già pagato, visto che non hai finito di pagare il debito ci devi dare di nuovo tutto e cioè duemila euro per uno e duemila euro per l'altro, da versare duecento euro al mese".
Le attività del clan, anche con la complicità di professionisti i cui studi sono stati perquisiti, si allargavano anche alle aste giudiziarie. Attraverso la mediazione dell'ex consigliere comunale Damiano Genovese, i vertici del clan avevano raggiunto un accordo con la famiglia Forte di Avellino, che aveva creato una illecita attività relativa all'acquisizione di immobili, per incassare una percentuale del 50% sui ricavi derivanti dalla successiva vendita dei beni. 

Le parole del sottosegretario alla Difesa

"Ottima notizia: 23 arresti tra Avellino e provincia. I carabinieri, impegnati in una vasta operazione anticamorra, hanno eseguito 23 misure cautelari chieste e ottenute dalla Dda di Napoli. È un duro colpo al nuovo clan Partenio che gestisce affari illeciti tra Avellino e altri comuni della provincia – afferma in una nota il sottosegretario alla Difesa, Angelo Tofalo che aggiunge – Nel Catanzarese, altri 17 arresti per 'ndrangheta in un blitz dei Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro. "L'Arma dei Carabinieri si conferma eccellenza a tutela della legalità! Grazie per il continuo impegno e congratulazioni per questi importanti risultati conseguiti", ha concluso Tofalo. 

Conte: "Una buona notizia"

Il blitz di oggi "è una buona notizia, significa quello che sappiamo già tutti, cioè che ci sono donne e uomini che ogni giorno combattono per contrastare la criminalità organizzata, non bisogna mai abbassare la soglia dell'attenzione, ha detto il premier Giuseppe Conte.

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