Marcianise, operai in sciopero davanti ai cancelli della Jabil

Campania
Foto di archivio (ANSA)

La protesta è stata proclamata dopo l'annuncio della multinazionale statunitense delle telecomunicazioni di avviare la procedura di licenziamento per 350 addetti dello stabilimento

È cominciato lo sciopero dei lavoratori dello stabilimento di Marcianise della Jabil Circuit Italia, proclamato il 24 giugno dopo l'annuncio della multinazionale statunitense delle telecomunicazioni di avviare la procedura di licenziamento per 350 addetti del sito. I dipendenti sono davanti ai cancelli dello stabilimento in assemblea.

Tavolo di crisi convocato per il 27 giugno

Dopo l'annuncio dei licenziamenti, il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato il tavolo di crisi su Jabil Italy per le 10 del 27 giugno 2019, per discutere la situazione occupazionale e produttiva del sito di Marcianise. Nel 2015 Jabil aveva acquistato lo stabilimento Ericsson situato nel vicino comune di San Marco Evangelista. Già allora c'erano stati degli esuberi, poi era stata scelta la strada dell'esodo volontario e del ricollocamento in altre aziende.

I sindacati: "La situazione è grave"

Francesco Percuoco, segretario della Fiom-Cgil di Caserta, afferma che "la situazione è grave, e denota l'assenza di una politica industriale. La politica faccia la sua parte e sia propositiva, altrimenti andremo incontro ad un disastro annunciato".
Secondo Mauro Musella, rsu della Uilm, "la decisione della Jabil era nell'aria anche se il percorso iniziato con la ricollocazione presso altre aziende dei lavoratori dimessisi stava dando frutti importanti. Sono oltre 120 i dipendenti fuoriusciti da Jabil e riassunti in altre realtà, penso alla Softlab, società di informatica nella quale sono transitati 57 nostri colleghi. Al Governo, nell'incontro che ci sarà al Mise giovedì 27 giugno, chiederemo di ampliare il ventaglio di imprese per il ricollocamento, e di inserire aziende con partecipazioni statali come Leonardo, che sono presenti in Campania e stanno assumendo".
Pino Scala, rsu della Fim-Cisl, esprime una posizione simile: "I lavoratori Jabil - spiega - hanno già fatto enormi sacrifici in questi anni, ma non è servito. Dopo l'acquisizione da parte della Jabil dello stabilimento della Ericsson nel 2015, c'era l'accordo che la Jabil potesse produrre per anni le schede per i cellulari dell'azienda svedese, che avendo un buon valore di mercato, ci permettevano di sopravvivere. Venuta meno la commessa Ericsson, la Jabil si ritrova in brutte acque, con una spietata concorrenza asiatica; sappiamo dunque le difficoltà, ma chiediamo che l'azienda e il Governo ricollochino i lavoratori. Non possiamo permetterci di perdere per strada centinaia di dipendenti con le loro famiglie. Ricordo anche che oltre agli addetti diretti, vi sono di centinaia di lavoratori dell'indotto", conclude Scala.

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