Pomigliano d'Arco, protesta dei disoccupati: striscione contro il sindaco e Matteo Salvini

Campania
La protesta a Pomigliano D'Arco (ANSA)

Tra i senza lavoro, c'è anche l'artista Moni Ovadia. Nella sala di Palazzo Orologio stamattina avrebbe dovuto svolgersi un'assemblea organizzata dai Si Cobas sulle criticità del reddito di cittadinanza, ma il sindaco ne ha vietato l'utilizzo

A Pomigliano D'Arco, in provincia di Napoli, alcune decine di licenziati, disoccupati ed esponenti dei Si Cobas e dei centri sociali, si sono riuniti davanti a Palazzo Orologio e hanno esposto uno striscione contro il sindaco Raffaele Russo e il ministro degli Interni, Matteo Salvini. Tra i senza lavoro, c'è anche l'artista Moni Ovadia.

L'assemblea

Nella sala di Palazzo Orologio stamattina avrebbe dovuto svolgersi un'assemblea organizzata dai Si Cobas sulle criticità del reddito di cittadinanza, ma il sindaco ne ha vietato l'utilizzo per "motivi di decoro urbano" accusando gli organizzatori di aver "sporcato la città tappezzandola di manifesti". Gli esponenti del sindacato di base, invece, accusano la fascia tricolore di aver "sferrato un attacco politico".

Il corteo

In seguito, si sono diretti in corteo verso il Teatro Gloria. I manifestanti, con in testa gli ex operai licenziati dal locale stabilimento Fca, hanno urlato slogan contro il governo fino al teatro, dove si svolgerà la prevista assemblea.

Le parole di Moni Ovadia

"Un vero Governo dovrebbe prendere una decisione seria, con la diminuzione delle ore di lavoro, ma consentendo a tutti di lavorare a parità di stipendio". Le parole dell'artista Moni Ovadia. Poi, ha proseguito: "Il reddito di cittadinanza deve essere dato come in altri Paesi, non come elemosina, ma perché deve essere considerata una vergogna lasciare persone senza lavoro. Sono al fianco dei cinque lavoratori di Fca da quando sono stati licenziati, è assurdo che qualcuno perda il lavoro per una rappresentazione, seppur forte. Bisogna ricominciare a lottare perché negli ultimi anni sono stati fatti troppi passi indietro nei nostri diritti sociali e del lavoro. Sono le condizioni del lavoro che decidono se siamo in democrazia o meno, i diritti sociali mostrano in che Paese viviamo, e dobbiamo difenderli". 

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