E' la Giornata mondiale per l'abolizione della schiavitù, 40 milioni gli "schiavi moderni"

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La schiavitù riguarda 40,3 milioni di persone nel mondo (Getty Images)
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Le Nazioni Unite hanno scelto la data per ricordare l'adozione della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione. Ma, a 70 anni di distanza da quel momento, il problema resta attuale

Il 2 dicembre è la Giornata mondiale per l'abolizione della schiavitù. Un fenomeno che resta ancora attuale, pur manifestandosi in forme diverse. Nel celebrare la ricorrenza le Nazioni Unite parlano infatti di schiavitù "moderna", un concetto all'interno del quale rientrano tante situazioni: traffico di esseri umani, abusi sessuali, lavoro minorile, matrimoni e lavori forzati. La data non è casuale ma celebra l'adozione della Convenzione sulla soppressione del traffico di persone e lo sfruttamento della prostituzione, approvata dall'Assemblea Generale nel 1949.

Ancora 40 milioni di schiavi

Secondo i dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), nel mondo ci sono ancora 40,3 milioni di persone che sono vittime della cosiddetta "schiavitù moderna". Un concetto non definito dalla legge, ma che è usato per indicare pratiche come il lavoro forzato, i matrimoni obbligati e il traffico di esseri umani. Parlare di "schiavitù moderna" oggi, significa, in pratica, evidenziare quelle situazioni di sfruttamento che una persona non può rifiutare o lasciare a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere. Tra gli oltre 40 milioni di persone vittime della "schiavitù moderna", sono 24,9 milioni quelle sottoposte a lavoro forzato e 15,4 milioni quelle obbligate a matrimoni combinati ai quali non possono sottrarsi. Le cifre rese note dalle Nazioni Unite, ente promotore della Giornata, sono una responsabilità per tutta la comunità internazionale. Ci sono nel mondo 5,4 vittime di schiavitù su ogni mille abitanti, fra queste una persona su quattro è un bambino. Il lavoro minorile coinvolge 150 milioni di bambini, cioè uno su dieci in tutto il mondo.

Il lavoro forzato

Inoltre, ricorda l'Onu, oltre ai quasi 25 milioni di lavoratori forzati, non bisogna dimenticare le 16 milioni di persone che sono sfruttate in alcuni settori privati, come i lavoratori domestici, gli operai e i braccianti agricoli. A queste si aggiungono 4,8 milioni di donne sfruttate come prostitute e altri 4 milioni obbligati a lavorare da parte di autorità statali. Un particolare focus va fatto proprio su donne e ragazze che sono colpite in modo sproporzionato dal lavoro forzato e rappresentano, dice l'Onu, il 99% delle vittime nell'industria del sesso e il 58% in altri settori. Numeri alla mano l'ILO ha adottato nel 2014 il "Protocollo relativo alla Convenzione sul lavoro forzato del 1930" per aumentare gli sforzi contro le pratiche schiaviste diffuse in tutto il mondo. La carta, entrata in vigore nel novembre 2016, è al centro della campagna "The 50 for Freedom" che punta a convincere almeno 50 Paesi nel mondo a ratificare il Protocollo entro il 2019. Al momento, gli Stati che hanno accolto l'appello sono 27.

Un problema globale

Il tema della schivitù moderna non riguarda solo i Paesi poveri ma anche quelli del G20, afferma il Global Slavery Index 2018, studio condotto da Walk Free Foundation con il supporto di Ilo e Organizzazione internazionale per le migrazioni. Perché anche gli ordinamenti più solidi offrono spazio alla sfruttamento. Ma soprattutto perché importano ogni anno 354 miliardi di dollari in merce prodotta grazie alla "schiavitù moderna". Una cifra che vale solo per i cinque prodotti più commercializzati: smartphone e laptop, abbigliamento, pesce, cacao e zucchero.

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