Il nuovo rapporto aaccusa Israele di "genocidio" contro i palestinesi dall'inizio della guerra. Questo studio dovrebbe "servire da campanello d'allarme alla comunità internazionale", auspica l'organizzazione. Gli Usa: "Non siamo d'accordo. Abbiamo detto in precedenza e continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate". L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli jihadisti
Medio Oriente, atteso nuovo discorso del leader di Hezbollah
E' atteso un nuovo discorso del leader degli Hezbollah libanesi, Naim Qassem. Lo ha annunciato Hezbollah, come riportano i media libanesi, comunicando che l'intervento del segretario generale del Partito di Dio è atteso per le 18 ora locale, le 17 in Italia.
L'ultimo discorso di Qassem risale al 29 novembre ed era stato il primo dall'entrata in vigore del cessate in fuoco in Libano tra Hezbollah e Israele.
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Uomini armati sparano contro la sede dei servizi di sicurezza palestinesi a Jenin
All'alba uomini armati hanno aperto il fuoco a Jenin contro il quartier generale dei servizi di sicurezza palestinesi e hanno rubato due vetture. Lo ha riferito il portavoce Anwar Rajab, citato dall'agenzia di stampa Wafa, denunciando i loro "miserabili tentativi" di ostacolare l'attività delle forze di sicurezza palestinesi, "cercando di diffondere caos e anarchia". "I servizi di sicurezza - ha assicurato - continueranno i loro sforzi per far rispettare e attuare la legge e perseguire e ritenere responsabile chiunque minacci la pace civile e la sicurezza della comunità".
Blackout delle comunicazioni nella regione di Aleppo, Damasco accusa i terroristi
Blackout delle comunicazioni nella provincia di Aleppo, in Siria, teatro dell'offensiva delle fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham. A riferire dell'interruzione delle comunizioni è l'agenzia ufficiale siriana Sana che punta il dito contro gli "attacchi dei terroristi contro centraline dati nelle zone centrali e settentrionali" della regione.
Blinken a Sa'ar: "Da Tel Aviv più sforzi per gli aiuti a Gaza"
Nell'incontro con l'omologo israeliano, Gideon Sa'ar, a margine della ministeriale Osce di Malta, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha ribadito che "Israele deve fare di più per facilitare la fornitura di assistenza umanitaria in tutta Gaza". Lo riferisce un comunicato del dipartimento di Stato americano diffuso a margine dell'incontro. Al ministro degli esteri Sa'ar, il capo della diplomazia Usa ha anche evidenziato - si legge - "l'urgenza di riportare a casa tutti gli ostaggi, di porre fine alla guerra a Gaza e di stabilire un percorso per il periodo postbellico che garantisca pace e sicurezza durature sia per gli israeliani che per i palestinesi". Il capo della diplmazia americana e il ministro degli esteri israeliano "hanno discusso anche della cessazione delle ostilità in corso in Libano e dell'importanza di garantire la piena attuazione dell'accordo".

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Siria, Pechino ai cinesi: "Lasciate il Paese prima possibile"
L'ambasciata cinese ha esortato i connazionali in Siria a "lasciare il Paese prima possibile". Otto giorni fa i ribelli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts) hanno lanciato un'offensiva nel nord e hanno gia' conquistato Aleppo e Hama, città strategica nel centro del Paese.
Siria, i profughi vogliono tornare ad Aleppo, Ankara frena
I profughi siriani in Turchia originari della provincia di Aleppo premono per tonare a casa, sull'onda dell'entusiasmo scaturito dalle vittorie ottenute dai ribelli siriani contro il regime di Bashar Al Assad. Lunghe file di civili hanno caratterizzato negli ultimi giorni il traffico di Cilvegozu, valico tra Turchia e Siria distante dal centro di Aleppo poche decine di chilometri. Un inizio di un possibile esodo che ha però spinto il governo di Ankara a lanciare un appello alla prudenza. "Abbiamo incontrato dei rappresentanti della comunita' siriana originari di Aleppo e vogliono fare ritorno a casa. E' nostro dovere invocare prudenza, al momento l'area potrebbe non essere sicura" ha dichiarato il ministro degli Interni Ali Yerlikaya. Al momento sono circa 4 milioni i rifugiati siriani in Turchia, un quarto dei quali è originaria proprio della provincia di Aleppo, ha affermato Yerlikaya. Una comunità di 880 mila siriani abita le città di Urfa, Kilis e Gaziantep, le ultime due situate proprio al confine con la provincia che i ribelli hanno sottratto al regime di Bashar Al Assad. Mezzo milione di siriani vive invece nella metropoli di Istanbul.In base ai dati resi noti dal ministero degli Interni turco 715 mila siriani hanno abbandonato la Turchia per fare ritorno in Siria tra il 2016 e il 2024.
Siria, media statali: "Abbattuti due droni nemici a Damasco"
Le difese aeree siriane hanno abbattuto due droni "nemici" su Damasco. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, citando una fonte militare. "Poco tempo fa, le nostre difese aeree hanno affrontato droni nemici nei cieli di Damasco", ha affermato la fonte, aggiungendo che "due velivoli sono stati abbattuti, senza perdite umane o materiali".
Guerra in Siria, ribelli jihadisti combattono per la conquista di Hama. VIDEO
Sa'ar a Blinken: "Israele serio sull'accordo per gli ostaggi"
Il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar ha riferito all'omologo americano Antony Blinken, che Israele è seriamente intenzionato a raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas. Secondo quanto riferito dall'ufficio di Sa'ar, i capi della diplomazia di Usa e Israele hanno anche discusso dei combattimenti in Siria e Libano.
Katz: "Possibilità concreta di raggiungere accordo sugli ostaggi"
''Questa volta c'è la possibilità concreta di raggiungere un accordo sugli ostaggi'' con Hamas. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa Israel Katz esprimendo il suo ottimismo durante una visita alla base aerea di Tel Nof e sottolineando che ''riportare a casa gli ostaggi è una priorità per Israele''. Katz ha quindi spiegato che c'è una ''crescente pressione'' su Hamas affinché accetti l'accordo.
"La cosa più importante oggi nella guerra è riportare a casa gli ostaggi. Questo è l'obiettivo supremo che ci sta di fronte e stiamo lavorando in ogni modo per far sì che ciò accada", ha affermato Katz in una nota diffusa dal suo ufficio. "L'intensità della pressione su questa mostruosa organizzazione chiamata Hamas sta aumentando e c'è la possibilità che questa volta possiamo davvero arrivare a un accordo sugli ostaggi", ha aggiunto.
Domani una delegazione israeliana guidata dal capo dello Shin Bet Ronen Bar sarà al Cairo per portare avanti i negoziati finalizzati a raggiungere un accordo che permetta di arrivare a un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e al rilascio degli ostaggi ancora nell'enclave palestinese. Lo rende noto il quotidiano del Qatar Al-Araby Al-Jadeed citando proprie fonti ben informate. Queste stesse fonti hanno spiegato che l'Egitto ha elaborato una nuova bozza di proposta che potrebbe servire come base per i colloqui, in seguito a "forti indicazioni" da parte di Hamas della sua serietà nel raggiungere un accordo.
Hamas: "Netanyahu direttamente responsabile per la morte degli ostaggi"
Hamas ha accusato il premier Benjamin Netanyahu di essere “direttamente responsabile” della morte degli ostaggi rapiti durante gli attacchi del 7 ottobre 2023, ribadendo che “non c'è alternativa alla fine dell'aggressione” contro la Striscia di Gaza per ottenere il loro rilascio. Lo riporta il quotidiano 'Filastin', legato ad Hamas.
“Netanyahu è direttamente responsabile della morte di decine di prigionieri a causa del suo mancato accordo”, ha dichiarato il gruppo islamista, ribadendo la richesta di ritiro delle forze israeliane da Gaza e un “accordo per scambiare” gli ostaggi con i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
Hamas ha inoltre accusato l'esercito israeliano di essere responsabile della morte di sei ostaggi ad agosto, confermando “il fallimento della teoria di Netanyahu sulla possibilità di liberare i prigionieri con la forza”. “La pressione militare non libera i prigionieri, li uccide”, si legge.
Siria, soccorsi nelle aree colpite dalle truppe di Assad. VIDEO
Siria, le forze di Assad: "Riconquisteremo le aree in cui sono entrati i terroristi"
Riconquisteremo le aree "in cui sono entrati i gruppi terroristici". Lo affermano le forze fedeli al leader siriano Bashar al-Assad dopo l'ingresso a Hama delle fazioni armate guidate da Hayat Tahrir al-Sham e la conferma del ritiro delle truppe di Damasco, che si sono riposizionate fuori dalla città.
"Nelle scorse ore, con l'intensificarsi degli scontri tra i nostri soldati e i gruppi terroristici e l'aumento del numero dei martiri tra le nostre fila, questi gruppi sono riusciti a penetrare su diversi assi e a entrare nella città, nonostante abbiano subito perdite pesanti fra le loro fila", si legge nel comunicato del ministero della Difesa di Damasco, che conferma "il ridispiegamento e riposizionamento delle unità militari fuori dalla città" di Hama.
Ribelli jihadisti: "A Hama nessuna vendetta per il massacro del 1982"
Il leader dei ribelli di Hayat Tahrir al-Sham, Abu Mohammed al-Jolani, ha affermato che non ci sarà "nessuna vendetta" dopo che il suo gruppo jihadista ha preso la città siriana di Hama, teatro di un sanguinoso massacro da parte delle forze governative nel 1982. "Chiedo a Dio onnipotente che sia una conquista senza vendetta", ha detto Jolani in un messaggio video su Telegram, dopo aver annunciato che i combattenti erano entrati ad Hama "per ripulire la ferita che dura da 40 anni in Siria".
Esercito siriano: "Abbiamo perso il controllo di Hama"
L'esercito siriano ha riconosciuto di aver perso il controllo della città strategica di Hama, nella Siria centrale, dopo l'ingresso dei ribelli. "Nelle ultime ore (...), gruppi terroristici sono riusciti a sfondare diversi fronti della città e ad entrarvi", ha affermato l'esercito in un comunicato, aggiungendo che le sue forze si sono "ridistribuite fuori città".
Ong: i ribelli in diversi quartieri di Hama, scontri in strada
I ribelli "sono entrati in diversi quartieri della città di Hama, e lì si stanno svolgendo scontri di strada con le forze del regime". Lo ha indicato l'Osservatorio siriano per i diritti umani, confermando che gli insorti sono entrati nella città dopo aver preso Aleppo la scorsa settimana.
Tajani: "A Gaza non è genocidio"
"Io posso non essere d'accordo con quello che fa l'esercito israeliano: è ora di fermarsi, è ora di arrivare al cessate il fuoco. Ma non si tratta di genocidio a Gaza". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine delle celebrazioni per i 120 anni del Tempio Maggiore di Roma. "I presupposti del genocidio sono la predeterminazione e la decisione", ha aggiunto, e il 7 ottobre "non è stato un attentato, un bombardamento o un attacco militare: è stata una caccia all'ebreo" con "predeterminazione". "Vedere una madre violentata mentre le mettono un neonato nel forno è una cosa che neanche la Gestapo e le SS facevano".
Fonti: gli insorti siriani sono entrati a Hama
Insorti siriani sono entrati a Hama, terza città della Siria e da giorni assediata dall'offensiva anti-governativa sostenuta dalla Turchia. Lo riferiscono all'Ansa fonti locali presenti nella città. In particolare, gli insorti sono entrati nella prigione centrale della città e stanno ora liberando i detenuti.
Tajani, legittima critica a Israele, ma no antisemitismo
"Il 7 ottobre dell'anno scorso si è ripetuta la stessa modalità, con la quale venivano presi e uccisi gli ebrei durante la seconda guerra mondiale. In Europa ci sono troppi rigurgiti antisemiti e troppi messaggi negativi. Non si può certamente confondere la critica legittima al governo di Israele con la lotta al popolo ebraico, non c'entra niente. Sono due cose completamente diverse ma mi pare che adesso in troppi facciano coincidere queste due cose". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della celebrazione per i 120 della Sinagoga di Roma.
Fonti, Qatar riprende ruolo mediatore per tregua
Dopo una breve sospensione, il Qatar ha ripreso il suo ruolo di mediatore nei negoziati per arrivare a una tregua nella guerra tra Israele e Hamas a Gaza. Lo ha riferito una fonte a conoscenza dei colloqui, senza fornire dettagli su eventuali incontri recenti tra funzionari.