Elezioni in Israele, il 1° novembre si sfidano il premier uscente Lapid e Netanyahu

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Per la quinta volta in tre anni si torna alle urne per eleggere i 120 rappresentanti del parlamento monocamerale. Il leader del Likud è il favorito, ma il suo vantaggio sembra estremamente ristretto

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Israele torna alle urne dopo un anno di “Governo del Cambiamento”, che univa in una coalizione anti Netanyahu il centro di Yair Lapid alla Destra religiosa di Naftali Bennet. Gli elettori saranno chiamati a scegliere i 120 rappresentanti del Knesset, il parlamento monocamerale, in un contesto di forte instabilità politica. L’ex Presidente Benyamin Netanyahu è il favorito, ma faticherà a mettere insieme una maggioranza.

 

Instabilità politica

A scontrarsi in queste elezioni legislative saranno tre blocchi: quello dell’ex premier Benjamin Netanyahu alleato con l’estrema destra nazional-religiosa; il centro di Yair Lapid, premier uscente, e il fronte di centro-destra capeggiato dall’ex generale Benny Gantz.  Faticano i laburisti dell'Avodà e la sinistra del Meretz. Negli ultimi tre anni il Paese è andato al voto ben 5 volte. Anche l’ultimo esperimento di governo di Lapid e della Destra religiosa di Naftali Bennet è stato effimero. Su questo sfondo di forte instabilità politica, è ritornato in scena Benyamin Netanyahu, che è in testa, nonostante i processi pendenti per frode e corruzione.

I sondaggi

Secondo gli ultimi sondaggi, si delineano due scenari: parità tra i blocchi o maggioranza risicata per il leader del Likud. Il fronte di destra di Netanyahu, stando ai dati diffusi da Kan tv e da Maariv, avrebbe un vantaggio stretto sulla coalizione del "Cambiamento" di Lapid: 60 seggi contro i 56-54 del competitor. Solo alcune proiezioni danno all’ex Presidente 61 seggi, il numero che serve per ottenere la maggioranza alla Camera. Gli analisti si stanno concentrando soprattutto sul voto degli aventi diritto arabo-israeliani.  Il think tank 'Israeli democracy Institute', in controtendenza con altre società di ricerca, prevede un’affluenza del 50%. Se fosse confermata una stima così elevata, molti partiti arabi, che dopo l’exploit del 2020 si presentano all’appuntamento divisi, potrebbero riuscire a superare la soglia di sbarramento, rendendo più difficile la maggioranza pro Netanyahu. I partiti avranno tre mesi di tempo per mettersi d’accordo. Se non riusciranno, si ritornerà al voto all’inizio del 2023, in un clima di forte sfiducia nel confronti delle istituzioni.

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