Fronte Mekong, i videoreportage dalla foresta pluviale della Cambogia

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Deforestazione, cambiamento climatico e teatro di scontro tra Cina e Stati Uniti. Il team di River Journal (https://www.riverjournal.it) ha svolto per Sky TG24 un’inchiesta sul campo con il supporto del Pulitzer Center di Washington per capire come sta cambiando quest'area

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È chiamata l’Amazzonia del Sudest asiatico. Ma la foresta pluviale cambogiana che regola l’ecosistema del Mekong, sta sparendo. Dal 2011 ha perso oltre la metà dei suoi alberi, il peggiore disboscamento al mondo. La causa principale è il traffico illegale di legno pregiato, un affare da 10 miliardi di dollari nell’ultimo anno, organizzato con la complicità dei vertici politici e militari di Phnom Penh. Il team di River Journal (https://www.riverjournal.it) ha svolto per Sky un’inchiesta sul campo con il supporto del Pulitzer Center di Washington, ascoltando le voci degli attivisti e trovando conferme dall’organizzazione svizzera Global Initiative (un report di prossima pubblicazione).  

 

La situazione attuale

Nella stessa giungla dove dilagò una delle più sanguinose guerre del Novecento, oggi combattono giovani guerriglieri armati di videocamere e GPS per documentare come il legno dalla Cambogia viene trasportato in Vietnam e da lì “legalizzato” con false certificazioni per essere esportato soprattutto nell’Unione Europea. Questi ragazzi vengono arrestati con l’accusa di terrorismo. In tre videoreportage i giornalisti raccontano come la questione ambientale abbia trasformato il bacino del Mekong in un campo di battaglia geopolitico: è il fronte dove gli Stati Uniti cercano di contrastare l’avanzata della Cina nel Sudest asiatico. Tredici dighe, quasi tutte cinesi, costruite sul fiume a monte della Cambogia, hanno innescato una spirale mortale per l’ecosistema del Mekong, già colpito dal cambiamento climatico, dal traffico del legno pregiato e dal disboscamento selvaggio effettuato dalle grandi compagnie straniere per la coltivazione di banane e manioca. Gli effetti sono devastanti per gli oltre 40 milioni di abitanti che dipendono dalle risorse del fiume: i pesci sono calati del 90 per cento, costringendo i pescatori a diventare braccianti agricoli o a imbracciare la motosega.

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