Afghanistan, scomparso neonato di due mesi affidato ai soldati Usa. Il padre: "Aiutateci"

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Instagram/Afghan Refugee Relief

È accaduto il 19 agosto all’aeroporto di Kabul. I genitori, temendo che il bambino venisse schiacciato dalla folla, lo hanno dato a un militare americano, ma una volta dentro lo scalo non lo hanno più trovato. La famiglia ora si trova in Texas e un gruppo di sostegno per i rifugiati ha creato un cartello "Missing Baby" con la foto di Sohail nella speranza che qualcuno lo riconosca

In pochi secondi hanno deciso di affidarlo a un soldato statunitense, per salvarlo, ma da quel 19 agosto Sohail non è più stato ritrovato. La storia, raccontata da Reuters, arriva dall’Afghanistan: è quella di Mirza Ali Ahmadi e sua moglie Suraya, che il 19 agosto erano all’aeroporto di Kabul insieme ad altre migliaia di persone che cercavano la fuga dopo il ritorno al potere dei talebani. Con loro i 5 figli, fra cui Sohail di soli due mesi, di cui da quel giorno si sono perse le tracce.

Il caos all’aeroporto

Spaventati che il neonato venisse schiacciato dalla folla, Mirza Ali Ahmadi e Suraya hanno affidato Sohail a un soldato statunitense che - al di là della recinzione - aveva chiesto loro se avessero bisogno di aiuto. L’ingresso era a pochi metri da dove si trovavano, quindi la coppia era convinta che avrebbe raggiunto il figlio poco dopo. Ma in quel momento, spiega Mirza Ali, i talebani hanno iniziato a respingere la folla e loro ci hanno messo più di mezz'ora a raggiungere l'altro lato della recinzione dell'aeroporto. Una volta dentro, Sohail non si trovava da nessuna parte.

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Le ricerche

Il padre, che spiega di aver lavorato come guardia di sicurezza presso l'ambasciata degli Stati Uniti per 10 anni, ha iniziato a chiedere disperatamente a tutti i funzionari dove si trovasse suo figlio. Un comandante militare gli ha detto che l'aeroporto era troppo pericoloso per un neonato e che forse era stato portato in un'area speciale per bambini, ma quando sono arrivati lì Sohail non c’era. "Ho parlato con forse più di 20 persone - racconta Mirza Ali - A ogni ufficiale , militare o civile, in cui mi sono imbattuto chiedevo del mio bambino".  E proprio alcuni funzionari civili gli hanno detto che Sohail potrebbe essere stato evacuato da solo.

Commozione particolare ha suscitato negli Usa la morte nella strage di Kabul della 23enne sergente dei marines Nicole Gee, divenuta celebre per una foto in cui teneva in braccio un bambino durante le evacuazioni, che aveva pubblicato una settimana fa su Instagram con il commento "amo il mio lavoro". La foto, divenuta una dei simboli dello sforzo dei militari Usa in favore dei civili afghani, era stata poi rilanciata su Twitter dal dipartimento alla Difesa Usa.
Originaria di Roseville, California, era una responsabile della manutenzione con la 24th Marine Expeditionary Unit. I colleghi la descrivevano come una "marine modello".

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La famiglia in Texas

Mirza Ali, 35 anni, Suraya, 32, e gli altri loro figli, 17, 9, 6 e 3 anni, sono stati poi imbarcati su un volo di evacuazione per il Qatar, poi sono arrivati in Germania e alla fine negli Stati Uniti. La famiglia è ora a Fort Bliss, in Texas, con altri rifugiati afghani in attesa di essere reinsediati da qualche parte negli Stati Uniti. 

Gli appelli

Intanto un gruppo di sostegno per i rifugiati afghani ha creato un cartello "Missing Baby" con la foto di Sohail e lo sta facendo circolare nella speranza che qualcuno lo riconosca. Un funzionario del governo degli Stati Uniti che ha familiarità con la situazione ha affermato che il caso è stato segnalato a tutte le agenzie coinvolte, comprese le basi statunitensi e le località estere.

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