Svizzera, referendum anti-immigrazione: proposta bocciata

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Gli elettori svizzeri sono stati chiamati a decidere se sospendere, o meno, gli accordi che garantiscono la libertà di circolazione tra la confederazione e le nazioni dell'Unione Europea. Il referendum è stato chiesto dall'Unione Democratica di Centro, partito di destra che ha la maggioranza relativa in Parlamento e che da anni insiste sul voler imporre delle quote per i cittadini europei che vivono e lavorano in territorio svizzero. In Ticino vince il sì

È stata ufficialmente bocciata dagli elettori svizzeri l'iniziativa della destra sovranista "Per un'immigrazione moderata" che chiedeva la fine della libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione europera. Il testo sottoposto oggi 27 settembre a referendum è stato infatti respinto da una maggioranza dei 26 cantoni e semi-cantoni. Per essere accettate le iniziative popolari devono essere approvate dalla doppia maggioranza del popolo e dei Cantoni.

Il referendum

Il referendum è stato chiesto dall'Unione Democratica di Centro (o Schweizerische Volkspartei, Svp). Il partito di destra, che ha la maggioranza relativa in Parlamento, ha impostato la campagna su toni anti-immigrazione. Secondo l'Svp, la Svizzera deve essere libera di fissare un limite al numero di lavoratori stranieri, anche a costo di uscire dall'area Schengen. “Gli immigrati cambiano la nostra cultura", si legge nel sito internet messo online dal Svp per la campagna referendaria, "le pubbliche piazze, i treni e le strade diventano meno sicuri. Inoltre, quasi la metà delle persone che attingono al welfare è composta da stranieri”.

In Ticino vince il sì

In controtendenza rispetto al risultato nazionale, gli elettori del canton Ticino hanno approvato l'iniziativa 'Per un'immigrazione limitata' con il 53,1% di voti a favore e 46,9 contrari, riferiscono i media svizzeri. 

I risvolti economici

Sul lato economico, il governo di Berna aveva già chiarito che la bocciatura dell'accordo sulla libertà di circolazione avrebbe causato in automatico la decadenza di altri sei trattati che regolano aree come il libero scambio, la cooperazione nella sicurezza, lo scambio di dati, la ricerca, l'agricoltura, i trasporti su strada, l'aviazione civile, il turismo, l'educazione e le pensioni. Una prospettiva, questa, che ha preoccupato soprattutto le categorie produttive che temono pesanti conseguenze sull'economia della federazione. 

I numeri degli stranieri in Svizzera

In Svizzera gli stranieri contano per un quarto degli 8,6 milioni di abitanti e, secondo le stime, la popolazione della confederazione salirà a 10 milioni di abitanti in 30 anni se l'immigrazione proseguirà ai ritmi attuali. Dei 2,1 milioni di residenti stranieri, il 68% è composto da cittadini dell'area Schengen (gli Stati membri dell'Unione Europea più la Norvegia, l'Islanda e il Liechtenstein), per lo più italiani, tedeschi e portoghesi. I cittadini elvetici che vivono nel territorio dell'Unione Europea sono invece oltre 450 mila.

Le ragioni del si e del no

Il partito Svp sostiene che, se non si porrà un freno all'immigrazione, la disoccupazione aumenterà, i prezzi degli immobili cresceranno e i servizi pubblici saranno intasati. Chi invece sposa la tesi opposta sostiene che cancellare la libertà di circolazione priverà la Svizzera di lavoratori qualificati e metterà a repentaglio la complessa rete di oltre 120 trattati bilaterali tra Berna e Bruxelles. La Commissione Europea aveva già avvertito che, se la richiesta dell'Svp dovesse essere stata supportata dal voto popolare, la confederazione sarebbe stata estromessa dal mercato comune. L’Svp aveva tentato di limitare la libertà di movimento con un referendum del 2014 che prevedeva la fissazione di quote per l'immigrazione. La proposta era passata con una maggioranza risicata, ma era stata fortemente rimodulata dal governo, che aveva consentito l'introduzione di limiti per alcuni settori specifici a livello locale ma senza stabilire nessuna soglia.

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