Coronavirus, il presidente filippino Duterte ordina di sparare a chi vìola la quarantena

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Lo ha detto durante un messaggio alla cittadinanza trasmesso in televisione: “Piuttosto che creare problemi, vi manderò nella tomba”. La minaccia è arrivata dopo l’arresto di 12 persone trovate a protestare contro il governo e a chiedere aiuti per superare l’emergenza 

Il presidente della Filippine, Rodrigo Duterte, ha ordinato alla polizia di sparare ai cittadini che vìolano le regole della quarantena, imposta per contenere la diffusione del coronavirus (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE). Come scrive il quotidiano locale Rappler, la minaccia è arrivata durante un discorso ai connazionali trasmesso in tv la sera del primo aprile, in seguito all’arresto di 12 persone a Quezon City, sull’isola di Luzon, trovate per strada a protestare contro il governo senza autorizzazione. Sempre secondo Rappler, non è chiaro se tutti i partecipanti stessero manifestando o se qualcuno stesse semplicemente cercando cibo (LE TAPPE DELL'EPIDEMIA - LE FOTO SIMBOLO - LE GRAFICHE CON I DATI ITALIANI - LE NOTIZIE DELLA FARNESINA SULLE FILIPPINE).

Preoccupazioni per i più poveri

C’è preoccupazione nel Paese su come le fasce più povere della popolazione possano sopravvivere al mese di serrata imposto sull’isola di Luzon, la più grande dell’arcipelago nonché quella che ospita la capitale Manila. La maggior parte dei 48 milioni di persone che la abitano dipende infatti da lavori giornalieri, interrotti bruscamente in seguito alla chiusura decisa dalle autorità.

Duterte: “Nessuno morirà di fame”

Il presidente Duterte ha promesso ai cittadini l’assistenza del governo, spiegando che “anche se in ritardo, arriverà e nessuno morirà di fame”. Nel messaggio televisivo il presidente ha poi avvertito che il rispetto delle misure di quarantena sarà severamente controllato: “Il mio ordine alla polizia e all’esercito è di sparare, se ci sono disordini o proteste. Piuttosto che creare problemi, vi manderò nella tomba”.

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