Egitto, l’appello di Zaky dal carcere: “Fatemi uscire, voglio tornare all’università”

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Lo studente 27enne dell’ateneo di Bologna è detenuto dal 7 febbraio con l’accusa di propaganda sovversiva su Facebook. La nuova udienza che avrebbe dovuto decidere le sue sorti, fissata per il 16 marzo, è stata rinviata a data da definire a causa del coronavirus

“Fatemi uscire il prima possibile da qui, voglio tornare all’università a studiare”. È questo l’appello lanciato dal carcere da Patrick George Zaky, lo studente egiziano 27enne iscritto a un master dell’ateneo di Bologna e detenuto in Egitto da ormai un mese e mezzo, fatto pervenire alla stampa da fonti vicine al ragazzo. Zaky è stato arrestato con l'accusa di propaganda sovversiva su Facebook e la sua custodia cautelare in carcere - prima nella città di Mansura e poi al Cairo - è già stata rinnovata per due volte.

Processo in stallo causa coronavirus

Ieri, 16 marzo, la nuova udienza che avrebbe dovuto decidere sulla sua eventuale scarcerazione o su altri 15 giorni di detenzione è stata rinviata a causa dell’epidemia di coronavirus che sta coinvolgendo anche l’Egitto (GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE). Fissata inizialmente per il 21 marzo, l’udienza era stata poi precipitosamente anticipata a ieri, salvo poi essere posticipata di nuovo (insieme a tutte le altre udienze programmate) perché i detenuti non possono essere trasferiti. Da Tora, il maxi complesso penitenziario alla periferia della capitale egiziana dove si trova lo studente, nessun recluso è più stato fatto uscire per via delle direttive del governo egiziano. I suoi familiari lo hanno visto l’ultima volta lo scorso 10 marzo, dopodiché le visite sono state sospese.

Le accuse rivolte a Zaky

Zaky, iscritto a un master all’università di Bologna, era rientrato in Egitto a inizio febbraio per trascorrere una vacanza in compagnia della sua famiglia durante una breve pausa accademica. Arrestato con le accuse di “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici” sulla base di post pubblicati da un account Facebook che i suoi legali sostengono sia falso, dal 7 febbraio si trova in carcere. Secondo la difesa, sarebbe stato torturato durante i primi interrogatori.

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