Hong Kong, Lam: “Carenze del governo”, ma nessuna concessione dopo il voto anti-Cina

Mondo

A due giorni dalle elezioni distrettuali in cui hanno trionfato i candidati democratici, la governatrice dell’ex colonia promette una “riflessione seria” ma non fa aperture. Il viceministro degli Esteri cinesi all’ambasciatore Usa: “Ritirate la norma pro manifestanti”

Nessun passo indietro. A due giorni dalle elezioni distrettuali a Hong Kong, il territorio autonomo cinese che da mesi protesta per avere più autonomia da Pechino e più diritti, la governatrice locale Carrie Lam non ha fatto alcuna concessione ai cittadini scontenti. Il governo, è stata l’unica apertura, “rifletterà seriamente” sull'esito del voto “migliorando la governance”. Nel frattempo a Pechino il viceministro degli Esteri cinese ha convocato l’ambasciatore statunitense sollecitando il ritiro della normativa a favore dei manifestanti recentemente approvata dal Congresso.

“Miglioreremo la governance”

Il voto locale di domenica ha visto il campo pro-democrazia vincere quasi il 90% dei seggi e il tracollo dei candidati pro-Pechino. Lam, parlando in una conferenza stampa, ha preso atto dell’insoddisfazione emersa dalle urne, ma non ha concesso alcun cambiamento. L’esito delle elezioni, ha spiegato, riversa i timori sulle “carenze del governo, inclusa l'insoddisfazione per il tempo preso per occuparsi dell'attuale situazione instabile e, naturalmente, per far finire le violenze". Il governo dunque “rifletterà seriamente” sui risultati del voto “migliorando la governance”.

Le pressioni sugli Stati Uniti

Nel frattempo il viceministro degli Esteri cinese, Zheng Zeguang, ha convocato l’ambasciatore Usa a Pechino, Terry Branstad, chiedendo il ritiro dell’Hong Kong Human Rights and Democracy Act of 2019, la normativa a favore del movimento pro-democrazia dell’ex colonia approvata dal Congresso e in attesa della firma del presidente Donald Trump. Zheng ha sollecitato Washington affinché corregga “immediatamente gli errori” e metta fine alle interferenze negli affari interni della Cina. Altrimenti, Washington dovrà “farsi carico di ogni conseguenza”. Zheng ha accusato il Congresso statunitense di supportare quelli che Pechino considera i crimini degli agitatori. “È una grave violazione delle leggi internazionali e delle norme di base che governano le relazioni internazionali. La Cina esprime forte condanna e vi si oppone”, ha aggiunto il viceministro.

Mondo: I più letti