Papa: "Xenofobia una malattia, chi alza muri resta solo". E ancora: "Non temo scisma Usa"

Mondo
(Foto Ansa)

Il Pontefice di ritorno dal viaggio in Africa: “Le xenofobie tante volte cavalcano sui cosiddetti populismi politici”. E sull’ipotesi di una rottura nella Chiesa: “Non è un cammino cristiano. Per evitare che accada io rispondo alle critiche”

"La xenofobia non è un problema solo dell'Africa, è una malattia umana, come il morbillo...E mettiamo muri, no? E i muri lasciano soli coloro che li fabbricano". A dirlo è Papa Francesco (FOTOSTORIALO SPECIALE), di ritorno dal viaggio in Africa. Il Pontefice ha anche parlato degli attacchi del cattolicesimo conservatore negli Stati Uniti e dei rischi di uno scisma, che lui dice di "non temere", pur pregando perché “non ci sia". Poi l’appello per i processi di pace e per l’ambiente: "La lotta più grande è quella per la biodiversità”. (LA TAPPA IN MADAGASCAR - FOTO - IN MOZAMBICO)

“Xenofobie cavalcano sui cosiddetti populismi politici”

La xenofobia, spiega Papa Francesco, “è una malattia, ti viene, entra in un Paese, entra in un continente”. Tuttavia, i muri “lasciano fuori tanta gente, ma coloro che rimangono dentro i muri rimarranno soli, e alla fine della storia sconfitti per delle invasioni potenti". "Le xenofobie tante volte cavalcano sui cosiddetti populismi politici - ha proseguito il Pontefice - Ho detto la settimana scorsa o l'altra che delle volte sento in alcuni posti discorsi che assomigliano a quelli di Hitler nel '34. Si vede che c'è un ritornello in Europa, ma anche in Africa". "Anche voi in Africa avete un problema culturale che dovete risolvere - ha aggiunto il Papa - Io ricordo che ne ho parlato in Kenya, il tribalismo. Lì ci vuole un lavoro di educazione, di avvicinamento fra le diverse tribù per fare una nazione. Abbiamo commemorato il 25/o della tragedia del Rwanda, poco tempo fa. Un effetto del tribalismo".

“Il cammino nello scisma non è cristiano”

In merito all’ipotesi di uno scisma, Papa Francesco ha detto che è "il Vaticano II che ha creato queste cose” e che lo scisma "è una delle azioni che il Signore lascia sempre alla libertà umana: io non ho paura degli scismi, prego perché non ce ne siano, perché c'è la salute spirituale di tanta gente. Che ci sia il dialogo, che ci sia la correzione se c'è qualche sbaglio, ma il cammino nello scisma non è cristiano". Secondo il Papa, "uno scisma è sempre uno stato elitario, dall'ideologia staccata dalla dottrina, una ideologia, forse giusta, ma che entra nella dottrina e la stacca, e diventa dottrina, tra virgolette, ma per un tempo. Per questo io prego che non ci siano gli scismi. Ma non ho paura". "Per aiutare a che ciò non accada - ha detto ancora - io rispondo alle critiche, tutto questo lo faccio. Per aiutare. Ma questo è uno dei risultati del Vaticano II, non è che questo Papa o l'altro Papa o l'altro Papa... Ad esempio. le cose sociali che io dico sono le stesse che ha detto Giovanni Paolo II, le stesse, io copio lui”. E ha aggiunto: "Le critiche non sono soltanto degli americani: un po' dappertutto, anche in Curia. Almeno quelli che le dicono hanno il vantaggio dell'onestà di dirlo, e a me piace questo". "A me non piace - ha concluso - quando le critiche stanno sotto il tavolo, fanno un sorriso che ti fanno vedere i denti e poi ti danno il pugnale da dietro, questo non è leale, non è umano".

“La lotta più grande è quella per la biodiversità”

Il Papa non ha mancato di affrontare anche il tema, a lui molto caro, dell’ambiente e dell’emergenza della deforestazione, anche alla luce dei recenti incendi in Amazzonia. Secondo il Pontefice "c'è un 'inconscio collettivo': 'L'Africa va sfruttata'. Non pensiamo: 'L'Europa va sfruttata'. No, l'Africa va sfruttata. Dobbiamo liberare l'umanità da questi inconsci collettivi. Il punto più forte di questo sfruttamento, dappertutto nel mondo, è l'ambiente naturale, la deforestazione, la distruzione della biodiversità". "La lotta più grande è quella per la biodiversità - ha continuato Bergoglio - La difesa dell'ambiente naturale la portano avanti i giovani che hanno una grande coscienza, perché dicono: 'Il futuro è nostro... Noi, col tuo fai quello che vuoi, ma non col nostro'". "Noi pensiamo all'Africa che va sfruttata - ha infine ribadito il Papa - ma pensiamo a tanti operai sfruttati nelle nostre società. Il caporalato non lo hanno inventato gli africani! Li abbiamo in Europa. La domestica pagata un terzo di quello che si deve non l'hanno inventata gli africani. Le donne ingannate e sfruttate per fare la prostituzione nel centro delle nostre città non l'hanno inventato gli africani, anche da noi, da tutti, anche da noi c'è questo sfruttamento non solo ambientale ma anche umano. E questo è per corruzione".

“Aiutare processi di pace, le guerre non servono a niente”

Il Papa, riguardo al suo viaggio, ha poi parlato del Mozambico, che “si identifica con il lungo processo di pace che ha avuto i suoi alti e bassi, fino a quell'abbraccio storico. Mi auguro che questo vada avanti e prego per questo. Invito tutti a fare lo sforzo di aiutare che questo processo di pace vada a avanti. Perché tutto si perde con la guerra, tutto si guadagna con la pace, ha detto un Papa prima di me". "Dobbiamo lavorare con questa coscienza - ha detto -: le guerre non risolvono niente. E questo vale per tutti i Paesi che si distruggono con la guerra: le guerre distruggono, fanno perdere tutto". Il Pontefice, poi, ha raccontato che alle celebrazioni dello sbarco in Normandia "c'erano i capi dei governi a fare memoria dell'inizio della fine di una guerra crudele e di una dittatura anti umana e crudele come il nazismo e il fascismo: ma su quella spiaggia sono rimasti quarantaseimila soldati. Il prezzo della guerra. Vi confesso: quando sono andato a Redipuglia ho pianto: per favore mai più la guerra. Quando sono andato ad Anzio mi sentivo allo stesso modo".

Mondo: I più letti