Coppia italiana arrestata in Thailandia, aveva truffato anche George Clooney

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I due, ribattezzati “Italian Bonnie & Clyde”, sono stati scovati in un lussuoso villino a Pattaya. Esperti truffatori, avevano creato una linea di abbigliamento a nome dell’ignara star di Hollywood. Vendevano anche Rolex falsi sul web e a volte inviavano pacchi di sale

È finita in Thailandia la latitanza dei cosiddetti “Italian Bonnie & Clyde”. La coppia di esperti truffatori è stata arrestata a Pattaya, in un’operazione congiunta degli agenti dell'Interpol di Roma e di una squadra speciale della Crime suppression division della Royal Thai. I due, Francesco Galdelli e Vanja Goffi, erano ricercati per reati contro il patrimonio. Secondo quanto emerso dalle indagini, hanno commesso ingenti truffe in Italia. La più eclatante è quella ai danni di George Clooney: avevano creato una linea di abbigliamento a nome della star di Hollywood, che però non ne sapeva nulla, e per questo erano stati processati a Milano.

Le truffe: dalla finta linea di Clooney ai Rolex falsi

La coppia è stata arrestata, spiega la polizia di Stato in un comunicato, dopo “ininterrotti servizi di sorveglianza fisica ed elettronica, svolti anche con l’ausilio di un drone”. I due, oltre alla finta linea di abbigliamento firmata da Clooney, avevano messo in piedi anche “molteplici e ingenti truffe in Italia”. Ad esempio, vendevano via internet dei Rolex falsi spacciandoli per veri. A volte, poi, si prendevano gioco delle loro vittime inviando un pacco di sale al posto degli orologi.

L’irruzione nel villino

La coppia è stata scovata, dopo vari pedinamenti, in un lussuoso villino dove aveva trovato rifugio. Dopo aver circondato l’edificio e chiuso le vie di fuga, gli agenti hanno fatto irruzione e arrestato i due latitanti. La coppia, in attesa di sbrigare le procedure per l’estradizione, sarà trasferita nel Centro di detenzione dell’Immigration Bureau di Pattaya.

L’evasione nel 2014

La polizia ha spiegato che Francesco Galdelli era stato già arrestato il 25 luglio 2014 dentro il Dusit Thani Hotel di Pattaya. Il giorno dopo il suo fermo, quando era stato convocato dal Tribunale locale per rispondere di reati minori legati al suo soggiorno illegale nello Stato, era però riuscito a evadere alla fine dell’udienza. Dopo una dura lettera inviata dal nostro ambasciatore al Capo della Royal Thai Police, era stata aperta un’inchiesta interna che aveva svelato come l’uomo avesse corrotto le guardie carcerarie incaricate del suo trasferimento. Aveva pagato loro 20.000 Thai Baht (circa 500 euro), dopo averli ritirati da una cassa automatica di prelievo contante mentre era in custodia. Tutto il personale della polizia penitenziaria riconosciuto responsabile dell’evasione è stato arrestato e destituito dal servizio.

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