Il "talebano americano" John Walker Lindh esce dal carcere dopo una condanna di 20 anni

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Dopo 17 anni di prigione torna in libertà John Walker Lindh, più conosciuto come il "talebano americano". Catturato nell'autunno 2001 in Afghanistan e condannato a 20 anni negli Stati Uniti per il suo sostegno ad al-Qaeda, sarà rilasciato domani, tra molte polemiche. 

Si apriranno domani le porte del carcere federale di Terre Haute, in Indiana, per il detenuto John Walker Lindh, più tristemente noto come il "talebano americano". In libertà vigilata, con una serie di misure restrittive, ma comunque libero, dopo aver scontato 17 dei 20 anni della condanna che un tribunale americano gli aveva inflitto per il suo sostegno attivo alla causa di al-Qaeda.

La conversione al Jihad

Lindh era stato catturato nell'autunno 2001 in Afghanistan, punto d'arrivo di una parabola iniziata quattro anni prima, quando ancora sedicenne si era convertito all'Islam e, l'anno seguente, aveva lasciato la California per andare a studiare arabo in Yemen. Nel 2000 si era spostato in Pakistan e da lì in Afghanistan dove si era unito ad al-Qaeda.

L'11 settembre, la cattura, il processo

Dopo l'attacco alle Torri Gemelle e la conseguente invasione americana in Afghanistan, Lindh viene rinchiuso nella prigione di Qala-i-Jangi, nel nord del Paese, e lì viene riconosciuto in seguito a una tentata rivolta dei prigionieri: è un episodio simbolico della campagna dopo l'11 settembre, perché nella sommossa resta ucciso Mike Spann, 32enne agente della Cia, che diventa così il primo caduto americano nella guerra in Afghanistan. Riportato negli Stati Uniti, Lindh non finisce a Guantanamo come gli altri "nemici combattenti", ma viene processato e, nell'ottobre del 2002, condannato a 20 anni per il suo sostegno alla causa di Osama Bin Laden.

Le polemiche sulla scarcerazione

"E' un traditore a cui sono stati dati 20 anni, quando avrebbe dovuto avere l'ergastolo". Lo ribadisce oggi Johnny Spann, il padre dell'agente ucciso, dando voce a quella larga parte di America che non ha nascosto perplessità e rabbia alla notizia dell'imminente scarcerazione di Lindh. Per molti "il talebano americano" non potrà essere reintegrato nella società, anche perché non avrebbe ripudiato il radicalismo islamico: documenti recenti hanno sostenuto che l'uomo è ancora a favore del "jihad globale, scrive e traduce testi estremisti violenti" e si è pronunciato a sostegno dell'Isis. 

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