Indianapolis, troppe opere in magazzino: museo adotta il metodo Marie Kondo

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Marie Kondo (Getty Images)

Era necessario scegliere cosa esporre e cosa, invece, vendere o donare. Per farlo si è scelto di seguire i consigli della "guru dell'ordine"  

L'arte ha bisogno di Marie Kondo. L'Indianapolis Museum of Art ha deciso di fare ordine nei propri magazzini. E per farlo si è affidato al metodo dell'autrice giapponese, nota per i libri e per la serie in cui promuove il suo sistema per riordinare gli spazi domestici.

Il metodo Marie Kondo

Il museo americano si è imbarcato in un ambizioso progetto: dare un voto, dalla A alla D, a 54mila pezzi della collezione, relegando il 20% in una categoria che include opere di scarto o doppioni da mettere in vendita o regalare ad altre istituzioni. Per il mondo della cultura è l'equivalente del "metodo Kondo", con cui l'autrice sta convincendo gli americani a liberarsi dal peso superfluo di acquisti sbagliati o compulsivi, o di regali non graditi. "La marcia a costruire magazzini dopo magazzini non è più sostenibile", ha detto al New York Times Charles Venable, il direttore del museo di Indianapolis. "Non è un vantaggio per nessuno avere milioni di opere d'arte che languiscono nelle cantine: costa moltissimo a noi, mentre sarebbe meglio consentire ad altri di ottenere opere d'arte che possono essere meglio apprezzate", ha spiegato il direttore del MoMA Glenn Lowry. Il MoMA, che regolarmente riesamina le sue collezioni e che nel 2017, tra mille polemiche, vendette un importante Leger al museo di Houston, sta per concludere un vasto progetto di rinnovo per allargare gli spazi espositivi.

Perché avere troppo è un problema

Un problema per i musei è che acquistare è più facile che dismettere: spesso tra i patrimoni delle istituzioni culturali statunitensi ci sono lasciti vincolati dalle disposizioni-capestro dei donatori: nel 1985 la filantropa Wendy Renes, ad esempio, donò al museo di Dallas 1.400 opere della collezione di famiglia a patto che fossero esposte in cinque stanze che ricreassero esattamente la sua villa in Francia, comprese le pantofole sotto il letto. C'è chi teme di pentirsi a cose fatte e chi pensa che i musei servano anche agli studiosi, non soltanto al pubblico: "Compito del museo è preservare l'eredita culturale dell'umanità", ha detto Max Hollein, il direttore del Metropolitan, anche se d'ora in poi il museo sulla Fifth Avenue si concentrerà "non tanto su quello di cui abbiamo bisogno ma su ciò che abbiamo e su come mostrarlo al meglio".

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