Brexit, Juncker: “Non sono ottimista. Possibile no deal”

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Il presidente della Commissione Ue si è detto preoccupato delle “enormi conseguenze” in caso di uscita senza accordo: “Cerchiamo di evitare il peggio”. Anche per il leader laburista Corbyn il pericolo di un no deal è "serio e presente"

Sulla Brexit ancora “non ci siamo”. A lanciare l’allarme è il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, nel suo intervento al Comitato economico e sociale. “Se ci sarà un no deal, e non lo posso escludere, ci saranno enormi conseguenze. Cerchiamo di evitare il peggio, ma non sono molto ottimista”, ha sottolineato Juncker. Altrettanto preoccupato si dice il leader laburista Jeremy Corbyn: “Il pericolo di una Brexit senza accordo è molto serio e presente". All’uscita dal suo incontro con il capo negoziatore dell'Ue Michel Barnier, Corbyn ha parlato di “discussioni franche e informative” con la Commissione.

“Al parlamento britannico votano sempre contro”

Il presidente dell’istituzione Ue ha precisato che si stanno "facendo tutti gli sforzi perché" la Brexit "sia organizzata, in modo civile, ordinato e ben pensato, ma non ci siamo ancora. Perché al Parlamento britannico votano sempre contro qualcosa, non c'è mai una maggioranza a favore”.

Corbyn: “Faremo una mozione su un secondo referendum”

Ma sulla possibilità che si torni a votare per un secondo referendum sulla Brexit, Jeremy Corbyn ha detto di voler "fare una mozione in Parlamento, come abbiamo già fatto. In quel caso era stato rigettato, ma chiaramente è parte dell'agenda avanzata dal partito Laburista". Allo stesso tempo però, ha chiarito: "Come partito Laburista non vogliamo un'uscita senza intesa. Abbiamo presentato la proposta di un'unione doganale con l'Ue. Crediamo fermamente che questa proposta sia credibile, ed i nostri incontri oggi hanno confermato che potrebbe essere negoziata". Secondo Corbyn il problema è che Theresa May “insiste sul suo accordo che è già stato sconfitto pesantemente” e “cerca di mantenere la minaccia di un no deal sul tavolo”. Lo scopo della premier, accusa il partito laburista, sarebbe arrivare a ridosso del 29 marzo, scadenza prefissata per la Brexit, e poi imporre al Parlamento britannico un aut aut: o il mio accordo o il temutissimo divorzio no deal.

L’opzione no deal e le mosse di May

L’opzione di un’uscita senza accordo – il cosiddetto no deal – spaventa anche il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani che, poche settimane fa ha sottolineato: "Siamo molto preoccupati. Siamo a settimane di distanza da una catastrofe economica e umana. Questa è la realtà di una Brexit senza accordo. È una soluzione molto pericolosa". Lo scorso 12 febbraio, il primo ministro britannico, Theresa May, ha chiesto alla Camera dei Comuni più tempo per arrivare a un nuovo accordo con la Ue sulla Brexit, promettendo che se l'intesa non sarà raggiunta entro il 26 febbraio, il governo farà una dichiarazione ai parlamentari che verrà dibattuta il giorno successivo.

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