Nei fish and chips anche carne di squalo in via d'estinzione

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Fish and chips (Getty Images)

Uno studio dell'Università di Exeter, analizzando il Dna dei prodotti, ha rivelato la presenza di carne di squalo spinarolo e pesce martello

Squali a rischio estinzione sarebbero venduti come pesce generico nei famosi cartocci di fish and chips del Regno Unito. Secondo una ricerca svolta dall'Università di Exeter, infatti, in alcuni casi il piatto simbolo dello street food inglese sarebbe preparato con carne di esemplari in pericolo, indicata però con denominazioni generiche o fuorvianti come quella di pesce gatto. A riverarlo è stata l'analisi del Dna.

I risultati della ricerca

Nello studio, pubblicato su Scientific Reports, gli scienziati hanno documentato che dietro la voce "pesce gatto", genericamente indicata in alcuni negozi di street food inglesi, si nasconde in realtà carne di squalo spinarolo, inserito dalla International Union for the Conservation of Nature nella lista delle specie animali in pericolo in Europa e considerato vulnerabile nel resto del mondo. Tra i pesci utilizzati ci sarebbe anche il pesce martello, specie a rischio in tutto il mondo e soggetto a restrizioni internazionali per la vendita alimentare, oltre al palombo stellato e alla verdesca.

I rischi per la salute

Secondo Catherine Hobbs dell'Università dell'Exeter "è quasi impossibile per i consumatori sapere cosa stanno comprando. La gente pensa di acquistare un prodotto sostenibile, mentre sta comprando specie a rischio". Un fenomeno che comporterebbe anche rischi per la salute: "Sapere che cosa si sta comprando può essere importante in termini di allergie, tossine, mercurio e per la crescente preoccupazione circa le microplastiche nella catena alimentare marina". Il team dei ricercatori ha sottolineato come sarebbe fondamentale un'etichettatura più chiara dei prodotti per contrastare le tendenze criminali del settore: "Questa scoperta mette in luce come il commercio di specie a rischio si stia diffondendo anche in Europa e nel Regno Unito", ha sottolineato Andrew Griffiths, parte del team che si è occupato dello studio.

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