In Germania, nella Ddr, la Stasi spiava anche i giocatori di videogame

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La rivista Zeit ha pubblicato dossier inediti da cui emerge il controllo ossessivo della polizia segreta della Germania dell’Est nei confronti dei “gamers”. Negli anni ’80 gli agenti si infiltravano nei circoli e c’era una lista di giochi considerati sovversivi

Nella Ddr, la Germania dell’Est prima della riunificazione tedesca, anche chi giocava ai videogame era nel mirino dello spionaggio di Stato. La Zeit online ha rivelato il retroscena con un ampio servizio, dopo aver avuto accesso alle oltre seicento pagine del dossier - finora inedito - che la famigerata polizia segreta della Ddr aveva dedicato ai primi "gamers" e ai club dedicati ai videogame che stavano nascendo nel regime di Honecker. Dai documenti emerge una enorme diffidenza riservata dallo "Stato dei lavoratori e dei contadini", alla fine degli anni Ottanta, verso il mondo dei computer, tra giochi messi all’indice, decine di giovani sotto osservazione, dettagliati resoconti delle serate passate alla consolle.

Agenti infiltrati nei club di gamers

Nelle carte pubblicate dalla rivista tedesca trapelano i racconti degli informatori dell’Msf (ministero per la sicurezza dello Stato) che si erano infiltrati nei vari "Computerclub" che erano sorti in tutto il Paese negli anni immediatamente precedenti alla caduta del Muro di Berlino. In uno di questo club c’erano un numero ragguardevole di Commodore, che nel mondo erano in quegli anni il modello di pc più venduti, ma che nella Ddr erano un'assoluta rarità.

I rapporti dettagliati

I rapporti degli agenti della Stasi erano come sempre accuratissimi: venivano elencati l'esatto numero dei computer presenti e le ricevute dei negozi dove i pc erano stati acquistati. "I vertici dello Stato, che nel 1977 con un'apposita delibera del comitato centrale della Sed, il partito socialista unitario, avevano deciso che l’informatica doveva essere un'industria chiave del proprio sviluppo, voleva sapere nel dettaglio cosa la gente combinava con i computer”, scrive il sito del giornale tedesco. I reporter della Zeit sono riusciti anche a contattare uno dei giocatori di allora, il fondatore del più frequentato dei club di Berlino Est: "Mi era chiaro già a quei tempi che la Stasi ci seguiva, ma non sapevo con quanta precisione".

L’interesse della Stasi per i videogame

La Stasi si interessò da subito al mondo dei pc. In generale, quel che interessava moltissimo gli informatori della polizia segreta era soprattutto il software dei videogame. E spesso gli agenti non mancavano di sottolineare la potenziale pericolosità degli appassionati di computer. Una delle preoccupazioni maggiori era che i dischetti importati dall'Ovest potessero trasmettere dei virus potenzialmente dannosi per i computer delle autorità della Ddr.

I giochi messi all’indice

Le autorità della Ddr avevano messo all'indice tutta una serie di giochi, tra cui "Commando", "Rambo" e un gioco chiamato "Cremlino": prodotto da una piccola società elvetica, il giocatore entrava nella parte di un politico sovietico che cerca di arrivare alla conquista del vertice del partito. Evidente, come scriveva la Stasi, che "a causa delle sue espressioni antisovietiche il gioco contraddica gli interessi della Ddr". Ma il più famigerato di tutti era il leggendario "Raid over Moscow", datato 1986, nel quale i giocatori devono distruggere l'arsenale atomico dell'Unione Sovietica.

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