Brexit, tutti i numeri per l'uscita del Regno Unito dall'UE

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Liliana Faccioli Pintozzi

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La strada dell'accordo rimane piena di ostacoli. Theresa May deve affrontare ora i falchi del suo partito, poi l'opposizione di laburisti e democratici irlandesi, prima di poter dire "This Is Brexit". Questi i numeri da tenere a mente.  

48 - le lettere di deputati conservatori necessarie per ottenere un voto di sfiducia contro Theresa May. Ormai da giorni i "falchi" capitanati da Jacob Rees-Mogg minacciano che la procedura, tutta interna al partito di governo, potrebbe scattare in qualsiasi momento perché la soglia sarebbe stata addirittura superata. Ma il Presidente del 1922 Committee, l'organo del partito garante della procedura, ha smentito il raggiungimento del quorum. E' la domanda di queste ore: ritardano perché la loro posizione è meno forte del previsto, o ritardano perché vogliono far scattare la trappola a ridosso del Consiglio europeo di domenica 25 novembre?

158 - i voti di deputati conservatori necessari per sfiduciare Theresa May. Al momento ogni parte tira acqua al suo mulino. I sostenitori della Premier si dicono sicuri che, sfidata, lei avrebbe la meglio. I suoi avversari promettono sorprese. Un conteggio super partes non esiste. Quello che è certo è che May ha promesso che, da parte sua, non ci sarà alcun passo indietro: è pronta allo scontro.

12 - i mesi durante i quali Theresa May sarebbe intoccabile, se dovesse superare il voto di fiducia. Una regola che in queste ore sta convincendo alla cautela molti dei detrattori dell'inquilina di Downing Street. All'interno del potente, ed euroscettico, European Research Group presieduto proprio da Rees-Mogg più di una voce dice: attenzione, evitiamo battaglie che, se perse, ci legherebbero le mani, e concentriamoci piuttosto sul voto in Parlamento. Sconfiggiamola lì, e la cacceremo anche dal governo. Un ragionamento che fila.

318 - i voti necessari per far approvare l'accordo sulla Brexit a Westminster. Al momento, sembra impossibile che l'accordo sponsorizzato da Theresa May ce la possa fare: conservatori "falchi" e magari anche qualche remainer innamorato dell'idea di un secondo referendum, laburisti e democratici irlandesi sembrano pronti al sabotaggio finale. Ma la politica britannica ci ha abituati ai colpi di scena.

21 - i giorni a disposizione del governo per presentare un nuovo piano a Bruxelles, in caso di bocciatura dell'accordo a Westminster.

E poi 4 - gli scenari possibili: uscire senza accordo; aprire nuovi negoziati, che al momento però l'UE esclude; andare ad elezioni o convocare un nuovo referendum.

3 - le settimane rimaste prima del voto alla Camera dei Comuni. E in tre settimane molto può cambiare, anche perché May ha dalla sua parte una buona fetta del partito che vuole solo chiudere il dossier, gli imprenditori che vedono in questo compromesso l'unica via d'uscita, e anche un'ottima fetta della stampa conservatrice e dei tabloid (Sun escluso).

X - i possibili candidati alla successione della May in caso di sfiducia. Impossibile fare una previsione. Perché l'opposizione interna potrebbe decidere di compattarsi, per rendersi più credibile; o potrebbe esprimere tutti i suoi capi-popolo, bisognosi di visibilità per arrogare a sé il merito (?) di aver stoppato questa Brexit a  favore della propria Brexit - dai contorni, però, tutti da definire.

 

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