Speriamo che sia femmina. Nonostante Westminster e i suoi segreti.

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Liliana Faccioli Pintozzi

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Le due facce di un paese. Da un lato c'è il principe Harry, che spera di diventare papà di una bimba. Dall'altro una lettera aperta chiede procedure migliori per combattere bullismo e molestie sessuali, "il segreto di Pulcinella" di Westminster.

E così, il principe Harry ha detto di sperare che il Royal Baby in arrivo sia una bimba. Un futuro papà che dice di sognare il fiocco rosa, magari in ricordo della adorata mamma persa quando lui stesso era poco più di un bambino; un Principe che nella successione al Trono avrebbe superato una eventuale sorella maggiore - ora la legge è cambiata, e nessuno insidia il quarto posto di Charlotte - che si può permettere di desiderare il sesso debole; uno Scapolo d'Oro e di Sangue Blu che, quando le cose si sono fatte serie, ha scelto un'attivista dei diritti delle donne.

In un curriculum che può vantare più di un passo falso, basti ricordare la divisa nazista indossata a una festa in maschera, sul rispetto delle donne Harry non ha mai avuto macchie. Eppure, la sua - eventuale - bambina nascerà in un Paese che, sul rispetto delle donne, deve fare ancora tantissimi passi avanti. A tutti i livelli. A partire dai più alti.

Perché in un Paese dove a la Casa Reale è in mano ad una donna, e che Regina; dove il Primo Ministro è una donna; dove il Capo della Polizia è una donna; ecco in questo Paese, che ama definirsi "culla della democrazia", accade che il simbolo di quella democrazia - ovvero Westminster - sia da mesi al centro di una bufera di episodi di bullismo e molestie sessuali quando non vere e proprie aggressioni. Una bufera che non accenna né a diminuire di intensità, né a spostarsi. Una bufera che al centro non vede solo le donne; ma dove le donne sono ancora la stragrande maggioranza delle vittime.

La scorsa settimana era stato il rapporto di Dame Laura Cox a dare un senso e una cornice ai tanti episodi denunciati, perché la sua inchiesta aveva sottolineato "una cultura, a cascata dall'alto verso il basso, di deferenza, sottomissione, acquiescenza e silenzio in cui il bullismo, le molestie e le molestie sessuali sono stati  in grado di prosperare e sono stati a lungo tollerati e nascosti". Sempre le stesse vittime, i funzionari più giovani. A variare gli autori, deputati e alti funzionari. Sempre la stessa dirigenza, a non sapere, o volere, bloccare determinati comportamenti.

Oggi, a mantenere alta l'attenzione è la lettera aperta inviata da 80 tra ex e attuali funzionarie e funzionari della Camera dei Comuni che, dopo aver collaborato al rapporto della Cox ma questa volta senza farsi scudo dell'anonimato, dicono di aver subìto, o testimoniato in prima persona, episodi di bullismo e molestie da parte di membri della Camera: "i firmatari di questa lettera hanno una cosa in comune. Abbiamo sperimentato personalmente, o visto in prima persona, episodi di bullismo o di molestie da parte di membri del Parlamento che non sono stati affrontati. Il rapporto di Dame Laura Cox ha messo sotto i riflettori il segreto di Pulcinella di Westminster: a una minoranza di parlamentari è stato permesso avere questo tipo di comportamenti per anni".

Minoranza, ma di peso. Un nome vale per tutti. Quello dello Speaker, ruolo analogo al nostro Presidente della Camera dei Deputati, John Bercow. Famoso per i suoi "ordeerrrrr ordeeeeeerrrr" durante i Questions Time, è tristemente diventato famigerato per il suo coinvolgimento nell'inchiesta. Tra coloro che l'hanno fatta partire c'è la sua ex segretaria personale, Kate Emms, che alla BBC aveva parlato di molestie. E tra i firmatari c'è Angus Sinclair, un altro suo ex segretario personale, che ha denunciato episodi di bullismo da parte del suo ex datore di lavoro.

La situazione per lui è talmente complessa che non presiederà, come sarebbe stato da prassi, la commissione sulle molestie; e per lui, si legge nel rapporto, "sarebbe estremamente difficile" portare avanti i cambiamenti richiesti. Facendo parte di quel sistema, in sintesi, non si può pensare che sia in grado di cambiarlo.

In molti hanno chiesto la sua testa. In pochi, da di peso, lo hanno difeso, dando la priorità alla sfida politica della Brexit con quel voto di dicembre che potrebbe cambiare il corso della storia. Lui nega ogni accusa, non conferma il suo ritiro la prossima estate, e va avanti.

Intanto gli Ottanta Coraggiosi - che ci hanno messo nome, faccia e memoria - chiedono di cambiare le procedure per denunciare queste situazioni - a partire dalla cosa più ovvia, ovvero che non siano dei deputati a dover giudicare il comportamento dei colleghi visto che, banalmente, "cane non mangia cane". Chiedono, in sintesi, di attuare le riforme suggerite dalla Cox, partendo da un rinnovamento dei vertici politici e amministrativi.

Una decisione verrà presa mercoledì. Per Andrew Kennon, ex funzionario ora in pensione dopo 40 anni di onesta carriera, è molto semplice: questo è il momento di agire, già nel 2012, dice, si è persa l'occasione.

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