Il Belgio tassa i propri giornalisti: 100 euro per seguire i summit Ue

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La Commissione Europea si è detta contraria alla nuova legge belga (archivio Getty Images)
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La norma, contenuta in una legge approvata a inizio anno, punta a coprire i costi legati al mantenimento delle misure di sicurezza durante i vertici. Protestano le associazioni di categoria. Contraria la Commissione Europea, che invita a presentare reclamo

Il Belgio farà pagare una tassa di 50 euro a semestre ai propri giornalisti che seguiranno i summit europei. È quanto contenuto in una nuova legge, approvata dal parlamento belga a inizio anno, ma entrata in vigore lo scorso primo giugno.

La nuova tassa per i giornalisti belgi

La nuova imposta ha l'obiettivo di coprire i costi legati al mantenimento delle misure di sicurezza durante i summit. Lo si apprende da un avviso che accompagna la procedura di accreditamento per il vertice Ue del prossimo 18 ottobre. Nella nota, diffusa dal Consiglio Europeo, organo responsabile dell'organizzazione di tutti i summit Ue, si precisa che la nuova legge belga prevede un pagamento di 50 euro a carico dei datori di lavoro di qualsiasi individuo sottoposto a controlli di sicurezza; per i rappresentanti dei media di nazionalità belga o residenti in Belgio. "Lo screening ha attualmente una validità di 6 mesi", ha scritto il Consiglio: i soggetti interessati dovranno pertanto pagare obbligatoriamente un totale di 100 euro all'anno per poter partecipare ai vari summit istituzionali. Incontri, questi, sui quali sono state intensificate le misure di sicurezza dopo gli attacchi a Parigi e Bruxelles nel 2015 e nel 2016.

Le proteste delle associazioni

La nuova tassa "è stata introdotta senza alcun preavviso o consultazione, è un ostacolo non necessario al lavoro dei giornalisti e limiterà l'accesso ai media a eventi di grande interesse pubblico". Questo il commento ufficiale alla notizia da parte dell'International Press Association (Ipa), che rappresenta i corrispondenti stranieri nella capitale belga. Secondo l'associazione, la nuova imposta è "discriminatoria in tre modi": perché si applicherebbe solo ai giornalisti residenti in Belgio, perché i giornalisti freelance devono pagare da soli l'intera somma e, infine, perché i giornali più piccoli sarebbero maggiormente penalizzati dal costo aggiuntivo. Per l'Associazione generale dei giornalisti professionisti del Belgio
(Agjpb), la misura rappresenta una "violazione della libertà di informare e crea un precedente pericoloso". Da nessun'altra parte in democrazia giornalisti devono pagare per ottenere un accreditamento", recita la nota dell'associazione.

La Commissione Ue contraria

Sia l'Agjpb che l'Ipa hanno invitato il primo ministro belga Charles Michel e il suo governo a ritirare il prima possibile la tassa prevista. La tassa, scrive il quotidiano "Euobserver,è già stata soprannominata "tassa Michel" dal corpo della stampa di Bruxelles. La Commissione Europea, dove le procedure di sicurezza sono meno rigide, ha già fatto sapere che non introdurrà una simile misura. "Non siamo d'accordo con la tassa", ha detto una portavoce della Commissione Ue, invitando però i giornalisti a presentare un reclamo presso l'organo esecutivo. "Se riceviamo reclami abbiamo meccanismi per esaminarli e valutarli nel contesto della legge", ha detto la portavoce. La procedura per presentare un reclamo parte attraverso la compilazione di un modulo online. Entro 15 giorni lavorativi, la Commissione dovrà confermare la ricezione delle domande e, nei successivi 12 mesi, valutarne il la fondatezza. Se la Commissione dovesse accettare il reclamo, potrebbe avviare una procedura di infrazione contro il Belgio.

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